La prima promessa elettorale è già sfumata. Nella giunta composta con il bilancino Beppe Sala ha dovuto cedere allo schema del «6 uomini e 6 donne» ripetuto allo sfinimento in campagna. Ha nominato dodici assessori, e la quota rosa è scesa a cinque.
Il neo sindaco ha voluto annunciare velocemente la squadra alla stampa ieri, con un giorno d'anticipo rispetto alla tabella di marcia e senza che vecchie e new entry fossero presenti («faremo un incontro tutti insieme mercoledì, giovedì la prima seduta al Giambellino») solo per dare uno stop alle trattative ai politici. Sono andate avanti fino a ieri notte, e non sono servite alla sinistra e ai civici per strappare grandi risultati.
La giunta Sala è quasi un monocolore Pd, anche se la sorpresa è l'ingresso al totofinish del radicale Lorenzo Lipparini. Si occuperà di Partecipazione e Open Data, temi cari al Movimento 5 Stelle e la lettura va fatta anche in questo senso. L'ex candidato sindaco Marco Cappato aveva firmato un accordo formale con Sala al ballottaggio e i radicali hanno sostenuto anche Marco Giachetti a Roma. «Nel momento in cui il Pd diceva che bisognava dialogare con gli elettori grillini, avere come priorità la trasparenza e la partecipazione - ragiona Cappato - abbiamo offerto a Sala la disponibilità a raccogliere e gestire dall'interno della giunta una delle tematiche alla base del successo dei 5 Stelle e del malessere diffuso verso i partiti». Sala peraltro ha ripetuto che si è sentito «anche ieri con Emma Bonino, collaborerà con noi - ha riferito - mettendo a disposizione la sua competenza in materia internazionale perché l'opzione Brexit possa essere un'opportunità».
Sala tiene per sè le deleghe alle Partecipate, alla Promozione internazionale e alle Periferie. «Sulle prime due sento di avere già gli strumenti, sulla terza ho ritenuto di farmi dare una mano da Mirko Mazzali», l'ex capogruppo Sel eletto al Municipio 1. Sarà un delegato del sindaco (anche se ironicamente ha fatto notare da solo che vive in centro, ma non sarà un gap). Un contentino alla SinistraxMilano che esce a mani quasi vuote. Non ci sono esponenti di riferimento nella squadra e con solo due consiglieri eletti in aula, diciamo che i renziani si sono tenuti le mani ampiamente libere per ridisegnare la coalizione in futuro, in base ai movimenti romani dopo il referendum di ottobre.
Mezza giunta è la fotocopia di quella appena congedata con Pisapia, c'è solo un rimescolamento di deleghe. Cinque Pd (Carmela Rozza passa alla Sicurezza, Marco Granelli alla Mobilità e Ambiente, Pierfrancesco Maran all'Urbanistica e Verde, Pierfrancesco Majorino rimane al Welfare e aggiunge i Diritti e Filippo Del Corno rimane alla Cultura) più l'ex assessore Sel Cristina Tajani che a questo giro poteva candidarsi tranquillamente con i dem, visto che ha rotto i ponti con i vendoliani, ma è stata la capolista della lista civica: gestirà Commercio e Lavoro. Iscritta Pd pure Roberta Guaineri (Sport, Turismo e Tempo libero) anche se per entrare in giunta è passata dalla civica come Tajani (da qui il malumore del movimento che di fatto non ha piazzato esponenti fuori dai partiti e ora vuol provare a strappare ai dem almeno poltrona del Consiglio). E non è soltanto Pd, ma renzianissima, la vicesindaco Anna Scavuzzo, che è insegnante e si occuperà anche di Scuola. Piace alla sinistra ma è più di area Pd anche l'assessore ai Lavori pubblici e Casa Gabriele Rabaiotti, ex presidente di Zona 6. Chiudono la squadra i tecnici Roberta Cocco, dirigente Microsoft (andrà in aspettativa dal prossimo settembre) che s occuperà di Innovazione e Servizi civici («dovrà supportare la trasformazione della macchina comunale» rimarca Sala) e Roberto Tasca al Bilancio e Demanio.
Prima giunta, giovedì al Giambellino «e ogni mese andremo in un quartiere». Sarà formalizzata ala prima seduta la nomina a Capo di Gabinetto di Mario Vanni, 33 anni, «credo il più giovane nella storia del Comune di Milano» ha sottolineato mr Expo che lo ha avuto al suo fianco per tutta la campagna come responsabile politico. «Sarò il tredicesimo assessore, voglio avere una collaborazione continua con la giunta. Ma presenterò anche una serie di figure con standing internazionale che mi aiuteranno a proiettare Milano sullo scenario mondiale». Le figurine di Sala.
Critico il consigliere Pd Carlo Monguzzi: «Il cambio di deleghe tra assessori non lo capivo nella Prima Repubblica e non la capisco adesso.
Se uno fa bene il suo lavoro per 5 anni viene riconfermato, sennò viene mandato via, non in un altro assessorato in cui magari non capisce niente. Bene la poltrona ai Radicali, ma perchè non a sel che ha sostenuto con lealta tuttala coalizione?». Si attendono risposte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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