Grandi inchieste, grandi strafalcioni. Può succedere, ma fa un certo effetto quando il primo della classe viene bollato con un quattro meno meno nella sua materia preferita, lindagine sui potenti. La smentita era in bella evidenza ieri su Repubblica, a pagina 17, «Abramovich: nessuno yacht perso al poker». Qualche problemino con uninchiesta del 2009 sul multimilionario russo proprietario del Chelsea, che secondo il quotidiano degli 007 di largo Fochetti avrebbe «perso una rilevante somma di denaro giocando a poker e che in ragione di ciò era stato costretto a cedere una propria imbarcazione di lusso del valore di circa 500mila euro, al fine di ripianare i propri debiti di gioco». Bella storia, solo un dettaglio: vero niente. Non capita spesso di inciampare e rotolare giù, ma nemmeno di rado, nel tempio del giornalismo dinchiesta. Uno specialista in ruzzoloni è Vittorio Zucconi, grande firma di stanza a Washington, che nei bellissimi pezzi transoceanici ficca frequentemente qualche svarione. Il più celebre divenne un tormentone sul Foglio di Giuliano Ferrara, che lo ribattezzò per questo Zuccopycat. Il fatto era che Zucconi, in una corrispondenza dagli Usa, aveva tradotto a modo suo lespressione copycat, che vuol dire imitatore, in «gatto copione». Una castroneria, una leggerezza che può capitare, e infatti gli è ricapitata recentemente. In un pezzo sul giorno di Santo Stefano nei paesi anglosassoni, Zucconi ha raccontato dellusanza di definirlo «boxing day», ovvero - nella semantica zucconiana - «il giorno dei cazzotti», dal verbo to boxe. Vero niente, box sta per «pacchetto regalo», e non per cazzotto, e si dice «boxing day» perché quel giorno è dedicato da tradizione alla consegna dei «pacchi regalo». Mitico, anni prima, fu un suo pezzo sulle abitudini alcoliche di Boris Eltsin che finì sulla Pravda e procurò al giornalista allora corrispondente da Mosca per il Corriere, diverse minacce di morte per impiccagione sulla piazza Rossa.
Ultimamente si è prodotto nella «notizia smentita» anche il vicedirettore Massimo Giannini, che in un articolo la scorsa settimana ha guardato nella sfera di cristallo vedendoci lintenzione di Giorgio Napolitano di rimandare alle Camere il disegno di legge sullarbitrato al posto del giudice nelle questioni di lavoro. Il Quirinale ha smentito seccamente lindiscrezione del vicedirettore di Repubblica. I primi della classe stanno passando un momentaccio.
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