(...) la fortuna e lonore di accompagnarvi in uno dei viaggi del Giornale, organizzati da Passatempo.
Stefano Passaquindici, il nostro amico e collega che delliniziativa è lanima e il corpo, il cuore e la mente, ci provava da mesi. Ma, per un motivo o per laltro, cera sempre qualche impegno di lavoro che mi impediva di partire, magari con la valigia già pronta o le ciabatte già sulla banchina. Stavolta, invece, ce lho fatta e sono partito con voi per la Repubblica Dominicana. E già qui potrei finire: pensare alle spiagge bianchissime o allisola di Saona, già sarebbe un motivo necessario e sufficiente per questarticolo (così come per i prossimi viaggi del Giornale a New York e Boston, la prossima settimana, o in Siria, a marzo).
Ma il meglio - anche una volta fatti i bagni nelle acque caraibiche, assaggiati gli eccellenti manicaretti dominicani e vinto la gara a lancio delle uova sulla spiaggia - doveva ancora venire. Ed era proprio il rapporto con voi, con i nostri lettori. Una straordinaria prospettiva e soprattutto una straordinaria emozione. Perchè, ogni volta, riuscite a superarvi, a commuoverci, a regalarci la bellezza di un incontro.
Sia sotto lombrellone, in improvvisate conferenze stampa, sia negli incontri serali un po più formali con i calzoni al posto del costume o dei bermuda, partendo dalla domanda obbligatoria e diventata un tormentone, «Ci sono novità sulla Carfagna?», siamo riusciti a conoscerci e a riconoscerci ancor meglio di quanto facciamo ogni giorno. E questo è già qualcosa di bellissimo.
Ma, dallosservatorio di queste pagine, cè un elemento ancor più significativo, più emozionante, più caldo per quel che significa il nostro lavoro e la vostra partecipazione al Giornale da protagonisti, da soggetti e non da complementi oggetti. Ed è il fatto che la stragrande maggioranza dei partecipanti al viaggio, direttamente o indirettamente, è legata a Genova e alla Liguria. Lombardi e veneti per via di seconde case o di eterne vacanze in riviera, i liguri doc per via di carta didentità e di Dna. E così il pensiero corre subito a Luigi e Rosella di Ceparana, a Vittoria di Chiavari, a Franca e Aurelio di Santa Margherita, a Giuliana e Giovanni di via Fiasella, a Teresa e Maria Piera di Quarto, a Floretta e Walter di Ventimiglia.
E ancora, al di là delle carte di identità a Edvige e Guido, a Narcisa e Lorenzo, a Fiorella e Luciano e a decine di altri amici, tutti lettori che è bastato incontrare e sfiorare, per diventare amici. Amici veri, non quelli per autodefinizione di un social network.
Amici che avevamo già, che abbiamo ogni volta che scriviamo poche righe in cui riconoscersi, e che non sapevamo di avere. O a cui non riuscivamo a dare un viso.
Oggi lo facciamo e sono volti bellissimi. Non solo per labbronzatura di Santo Domingo.
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