Roma - Il piano del governo contro la violenza negli stadi trova in parlamento un clima favorevole.
L'esposizione del ministro dell'Interno Giuliano Amato, prima alla Camera poi al Senato, ha
trovato orecchie attente non solo nella maggioranza, ma anche nell'opposizione. Le
perplessità sono venute semmai da alcuni garantisti del centrosinistra, contrari all'idea di
nuovi leggi speciali.
Il possibile accordo è stato "benedetto" in aula al Senato dal presidente Franco Marini che,
prima di dare la parola ad Amato, ha auspicato una "forte condivisione in parlamento della
strategia per sconfiggere la piaga della violenza dentro e fuori gli stadi". Una strategia che
punti dritto all'obiettivo, ignorando i possibili ostacoli frapposti "dai tanti interessi" in gioco.
Dall'opposizione sono arrivati ad Amato due sì significativi. A Montecitorio, quello di Mario
Pescante, ex presidente del Coni e deputato di Forza Italia, al Senato quello del suo
predecessore al Viminale Beppe Pisanu, autore del decreto varato nella scorsa legislatura.
Pisanu ha detto di condividere "totalmente" il proposito di far applicare tutte le norme in
vigore. Il vero problema, per il senatore di Forza Italia, è quello di costringere le società
sportive ad allargare i cordoni della borsa per la sicurezza. "Cosa ci vuole a capire che la testa di un poliziotto di un carabiniere vale quanto quella di
un capocannoniere?", ha chiesto polemicamente.
In più Pisanu ha aggiunto due suggerimenti: vietare in blocco i biglietti omaggio che
vengono regalati dalle società ai club ultras, e prevedere il reato di associazione per
delinquere per i gruppi del tifo più violento.
A Montecitorio è stato Pescante a farsi ambasciatore del dialogo: "Prodi ha chiesto
collaborazione: l'avrà se sarà sposata la linea dell'intransigenza".
Alleanza Nazionale non si è tirata indietro. Alfredo Mantovano, senatore del partito di Fini
ed ex sottosegretario all'Interno, ha detto di aver apprezzato l'impostazione di Amato e ha
promesso la "leale disponibilità a lavorare insieme".
Analoga promessa è venuta dal deputato dell'Udc Luciano Ciocchetti. Persino la Lega non
ha brandito l'ascia di guerra: alla Camera un suo esponente, Davide Caparini, si è fatto
sponsor del modello inglese, con tanto di "no " alla militarizzazione degli stadi.
Voci articolate, nello schieramento di maggioranza.
Scontato il sostegno ad Amato da parte
dei gruppi dell'Ulivo di Camera e Senato: a palazzo Madama è intervenuta la capogruppo
Anna Finocchiaro che ha ricordato la "sconfitta" sul decreto Pisanu, alleggerito in aula per le
pressioni dei club. Anche i Verdi hanno sposato la linea del rigore, espressa al Senato da
Marco Pecoraro Scanio, fratello del ministro dell'Ambiente e con un passato di calciatore
professionista.
A prendere le distanze sul giro di vite sono stati i parlamentari di Rifondazione Comunista:
alla Camera Graziella Mascia ("tutti sappiamo che il problema della violenza non si risolve
con maggiori pene, più carcere e più repressione") e al Senato Rina Gagliardi, che si è
confessata tifosa ("diversamente da molti miei compagni") e ha espresso il suo "profondo
scetticismo" sulle misure prospettate.
L'iper-garantista Sergio D'Elia, deputato della Rosa nel Pugno e segretario
dell'associazione Nessuno tocchi Caino, ha lanciato un anatema contro il pugno di ferro: "Sarebbe grave e controproducente criminalizzare gli ultras".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.