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Restauro nel cuore del Castello

È la seconda grande impresa muraria realizzata da Leonardo a Milano dopo il Cenacolo. Eppure (quasi) nessuno lo sa. Il tempo e i sali disciolti nell’aria se la stanno portando via in quella torre nord del Castello sforzesco dove il genio di Vinci la dipinse tra l’aprile e il settembre del 1498 su commissione di Ludovico il Moro. Un tesoro violato dal tempo e dai restauri che nei secoli ne hanno violentato l’antica purezza, l’ultimo dei quali dopo nel dopoguerra a opera di Ottemi Della Rotta. Una grande volta naturalistica, un potente groviglio di pietre e radici che rivelano ancora la potenza visionaria di chi seppe essere scienziato, filosofo e pittore. Tutto in uno. L’architetto Luca Beltrami che la scoprì a fine Ottocento la battezzò Sala delle Asse, oggi il Comune ne promuove il restauro: una poderosa opera di recupero, ma soprattutto di conoscenza che potrebbe portare a scoprire altri segni della creatività leonardesca. «Entrato per la prima volta in questa sala - le parole del ministro Sandro Bondi intervenuto ieri alla presentazione del restauro - ho provato un’enorme emozione al pensiero che proprio qui ha lavorato, ha vissuto, ha realizzato le sue opere Leonardo. Noi siamo figli della nostra storia e un progetto come questo riguarda il nostro futuro». Tre anni di lavori e un investimento di ben 2 milioni di euro per riportare alla luce un capolavoro che richiamerà a Milano studiosi e turisti. «Tutto quello che riguarda Leonardo - aggiunge Bondi - tocca il cuore di milioni di persone in tutto il mondo». Il sindaco Letizia Moratti anche dopo la nomina di Massimiliano Finazzer Flory ad assessore alla Cultura, non si vuol perdere la vetrina leonardesca. «Questo - assicura - è un momento che possiamo iscrivere nella storia della nostra città». Poi via ai ringraziamenti all’Opificio delle pietre dure di Firenze che garantirà la consulenza scientifica, a Italia nostra che ha «lavorato a un percorso di sensibilizzazione» e al presidente della multi-utility A2A Giuliano Zuccoli che sponsorizza l’impresa dopo aver già offerto l’illuminazione del Castello. Il sindaco prosegue con una dottissima ricognizione storica e artistica. «Questa sala è un simbolo - conclude -, dobbiamo analizzare, studiare e valorizzare questo affresco. E non è detto che non si trovino altre tracce di Leonardo». La prospettiva è sul 2015. «Il simbolo dell’Expo sarà l’uomo di Vitruvio, in questi anni studieremo la grandi tematiche artistiche e scientifiche, per concludere con un grande evento dedicato proprio a Leonardo». Sulla volta il meraviglioso pergolato di gelso che originariamente era sostenuto da sedici alberi che salivano lungo le pareti. L’impegno preso dall’artista-scienziato con Ludovico il Moro nella primavera del 1498. Quanto di tutto questo sia da attribuire a Leonardo e quanto alla sua scuola, lo decideranno gli studiosi, spiega la professoressa Maria Teresa Fiorio dell’Università statale che fa parte del comitato scientifico e annuncia una «mappatura dell’intera volta» dopo aver pubblicato un meraviglioso saggio («Nella sala delle Asse, sulle tracce di Leonardo»), nel fascicolo XXXII della Raccolta vinciana.

Di certo, alla fine dell’Ottocento, il restauratore Luca Beltrami fece ridipingere la volta, senza però documentare lo stato di conservazione dell’originale. «Il Castello - conclude Finazzer Flory - nacque come rocca difensiva. E mai come oggi ha bisogno di essere ripreso. Questo è il museo dei musei».

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