Dopo il restauro la Torre Velasca si colora di rosa

Giovedì alle 19 il concerto inaugurale nella piazza che è diventata pedonale

Dopo il restauro la Torre Velasca si colora di rosa
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È finito il restauro della Torre Velasca, giovedì alle 19 ci sarà l'inaugurazione con un concerto all'aperto, Velasca Vertigo, diretto dal Maestro Enrico Melozzi, un'orchestra di 65 elementi, due solisti e una partitura studiata apposta per riconnettere il monumento simbolo alla cittadinanza. Che forse si è dimenticata, negli ultimi anni, della sua «torre con le bretelle» dall'inconfondibile forma a fungo. Ricoperta da teli, oggetto di un restauro conservativo durato quattro anni, il doppio del tempo che servì ai progettisti dello studio BBPR per costruirla fra il 1956 e il 1958.

Sì, perchè anche un grattacielo icona può passare inosservato se oscurato da un cantiere e in uno slargo usato come area di sosta, per giunta poco illuminato. Oggi, invece, stupore: la Velasca svetta in una signora piazzetta, e la facciata non è più grigia ma rosa cangiante. «L'abbiamo ripulita da 70 anni di smog ed è apparsa di questo colore, era il cemento dell'epoca - ha spiegato l'architetto Paolo Asti che ha curato il progetto - Ora spiccano anche le ceramiche delle decorazioni nelle tinte indaco e rosa». Il palazzo non ha manifestato cedimenti, nonostante l'assenza di ristrutturazioni «tuttavia era evidente il rischio che potessero cadere alcune parti, piccole piastrelle, dai 106 metri di altezza». Non si sarebbe potuta demolire la torre, perchè è sotto il vincolo della Soprintendenza dal 2011. La società di investimento americana Hines ha acquistato l'immobile da Unipol nel 2020 per 160 milioni e ne ha investiti altri 90 per sistemarne anche gli spazi interni e la piazza. Mario Abbadessa, senior managing director del gruppo, ha aggiunto «che la visione di Hines è quella di restituire vita e valore ai simboli storici unendo l'identità architettonica originale alle soluzioni tecnologiche più avanzate».

La distribuzioni degli spazi interni rispecchia i disegni originali: «Erano 72 appartamenti e tanti sono rimasti, le dimensioni variano dai 50 ai 140mq - ha aggiunto l'architetto - La Torre era stata progettata per esigenze simili a quelle di oggi, abbiamo lasciato gli uffici dal secondo al 15esimo piano, il sedicesimo dedicato agli eventi e le abitazioni fino al 26». Nell'atrio spiccano i giganteschi lampadari a grappolo in ottone, le boiserie in mogano, i pavimenti in linoleum.

Il piano terra con affaccio sulla piazza sarà occupato dalla storica Pasticceria San Carlo e da due ristoranti gestiti da Sunset Hospitality Group (SHG) che apriranno entro dicembre: al primo piano il «Sushisamba» e al 18esimo piano l'italiano «Mia» che assicurerà una vista panoramica. Il piano interrato, invece, è destinato a una spa e a una palestra. Gli appartamenti non sono in vendita ma in affitto per soggiorni brevi e lunghi, sono 72 distribuiti su 7 piani, gestiti anch'essi dal Sunset Hospitality Group (SHG).

Infine, la piazza. Racchiusa fra corso di porta Romana e via Pantano, alle spalle dell'Università Statale: ora è pedonale, annovera panchine, ulivi e cespugli fioriti.

E l'illuminazione è garantita. Ci si può accomodare a leggere in una vera piccola piazza con vista sul «torracchione di vetro e cemento» - lo scrisse Luciano Bianciardi ne La vita agra -. Solo che oggi il torracchione è rosa.

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