Restivo al giudice inglese: «Sono innocente»

Felpa grigia, barba a pelo, occhi leggermente cerchiati. Danilo Restivo, l’uomo di Potenza arrestato in Gran Bretagna per l’omicidio della sua dirimpettaia, la sarta 48enne Heather Barnett, mostrava ieri mattina i primi segni di stanchezza dopo 48 ore passate nella stazione di polizia di Pool, dove i detective britannici lo hanno messo sotto torchio. Nell’aula quattro del tribunale di Bournemouth, i giudici lo hanno formalmente accusato di aver commesso il delitto. È stato un attimo: in sei minuti era tutto finito. Restivo, tramite il suo avvocato, Tracey Watson, si è limitato a dichiararsi innocente. La corte ha quindi stabilito la data dell’udienza preliminare - 28 maggio - e ha restituito l’imputato agli agenti di sicurezza. Che lo hanno portato in cella.
Restivo era solo, la moglie Fiamma non si è infatti presentata in tribunale d’innanzi al pubblico delle grandi occasioni: l’aula era gremita. Ai giudici che lo hanno interrogato Restivo - assistito da un traduttore - ha detto in tutto tre parole: «yes, yes, yes» - confermando, in ordine, il suo nome, l’indirizzo di residenza, e la data di nascita. Quindi gli è stato letto il capo d’imputazione. Il suo legale, dopo aver espresso l’intenzione del suo cliente di non dichiararsi colpevole al processo, ha richiesto di poter accedere alla libertà vigilata su cauzione: lunedì la Crown Court di Winchester delibererà in materia. Se la domanda verrà rifiutata, i termini della custodia cautelare varranno fino al 19 di novembre - poi potranno essere rinnovati. L’udienza preliminare di venerdì prossimo servirà a imbastire i termini del processo vero e proprio, che potrebbe iniziare anche fra un anno. Con quest’udienza, insomma, il caso Barnett ha compiuto una svolta decisiva.
Per Mark Cooper, l’investigatore che ha guidato le indagini, gli ultimi sviluppi dimostrano «la professionalità, l’impegno e l’instancabile lavoro svolto dallo staff della polizia del Dorset e degli agenti che hanno lavorato sul caso di Heather». «I nostri pensieri - ha poi aggiunto - vanno alla sua famiglia, che in questi sette anni hanno mostrato straordinaria forza e coraggio». Detto questo, secondo fonti vicine all’indagine, i detective britannici continuano a restare in contatto con i loro colleghi italiani impegnati a risolvere il mistero che ruota intorno alla morte di Elisa Claps, delitto per il quale è indagato Restivo.
Per familiari e conoscenti di Heather questa giornata rappresenta la prima pietra miliare «certa» in una vicenda molto complessa. «È stata un’esperienza molto toccante: dopo tanti anni ho potuto vedere in tribunale chi ha ammazzato la mia Heather», ha raccontato David Marsh, ex partner della Barnett, convinto che il responsabile del delitto sia proprio l’uomo di Potenza. «Vedere l’assassino in aula - ha proseguito - è stata cosa buona. Ora, comunque, abbiamo ancora un lungo viaggio davanti». Ovvero il processo. Questa è stata una giornata importante anche per Ben Barnett, il fratello di Heather. «Noi - dice - abbiamo sempre avuto dei sospetti su chi fosse il responsabile dell’omicidio di mia sorella. Ma nel mio Paese un uomo va considerato innocente sino a che non viene provato il contrario: quindi non voglio avere pregiudizi e aspettare il verdetto del processo». I primi pensieri di Ben, una volta venuto a conoscenza dell’incriminazione di Restivo, sono comunque andati alla famiglia Claps.

«Non appena i detective mi hanno informato di cosa stava per accadere - racconta - la prima persona che ho chiamato è stata Gildo Claps». Ovvero il fratello di Elisa. Azione che testimonia quanto le due famiglie si ritrovino ormai unite da questa vicenda.

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