«Resto in Ducati solo se mi amano»

da Donington

Difficile dire tra i due chi sia messo peggio. Eppure, all'inizio del mondiale si sognava una sfida tutta italiana, con Loris Capirossi e Marco Melandri, splendidi antagonisti di Valentino Rossi. Ma la realtà, purtroppo, è totalmente differente. Così, mentre Stoner ha già vinto quattro gare ed è in testa al mondiale, Capirossi è salito una sola volta sul podio (in Turchia), ed è sempre arrivato alle spalle del compagno di squadra, tanto in prova quanto in gara. Non va meglio a Marco Melandri, convinto, suo malgrado, a rimanere alla Honda (aveva già un contratto con la Ducati) con la promessa di un trattamento da pilota ufficiale, ma invece costretto a remare con una RC212V, a suo dire, inguidabile. Anche per Marco una solo soddisfazione: il secondo posto a Le Mans sotto il diluvio, per la verità piuttosto casuale.
«Non riesco a guidare questa moto» ripete dall'inizio della stagione Capirossi, ieri 13esimo e staccato di 1"369. «I problemi sono sempre gli stessi dalla prima gara - gli fa eco Melandri, nono sullo schieramento -; la Honda mi ha fatto provare tanti telai differenti, ma il problema è nel motore. È impossibile fare di più».
Per entrambi, una situazione frustrante. Loris, che fino all'anno scorso era giustamente considerato la bandiera della Ducati, è stato completamente oscurato dalla freschezza di Stoner e con il contratto in scadenza, le possibilità di vederlo in sella alla Desmosedici l'anno prossimo sono poche.

«Non resterò - dice - in un team solo perché ci ho passato anni, resterò se loro mi fanno capire che mi vogliono bene... che ci tengono». Per lui l’alternativa è la Kawasaki, a cui punta anche Marco, che pure potrebbe sostituire proprio l'italiano alla Ducati. Dove, in ogni caso, sarebbe il secondo di Stoner.

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