Ieri, ore 14.25. Sul finger del terminal A a Fiumicino per il volo in arrivo da Palermo, leggo, scritto d’impulso con un pennarello: «Vai Silvio, trombale tutte». Mi sembra la migliore risposta alle preoccupazioni sul duro impegno di Ilda Boccassini e dei suoi assistenti nell’inchiesta su Silvio Berlusconi. Un’inchiesta esemplare,che richiede grande impegno e per la quale occorre mobilitare gli intellettuali italiani, specialmente quelli casti (eviterei per esempio Massimiliano Parente, Camillo Langone, Isabella Santacroce, Melissa P., Catherine Millet, Tinto Brass, Aldo Busi e, in generale, gli scrittori della scuderia dell’editore Castelvecchi). Questo rinnovato amore degli scrittori per i magistrati e per i poliziotti segna un importante passaggio rispetto agli anni in cui si firmavano i manifesti contro il commissario Calabresi. Saviano è troppo giovane, e forse non ricorda. Ma sono certo che avrebbe aderito alla raccolta di firme promossa da Camilla Cederna contro il poliziotto che fu poi giustiziato dalle brigate rosse. Erano altri tempi. Ma chi pensava che Calabresi fosse un assassino e che nelle stanze della questura si minacciasse e si intimidisse, si usassero metodi sbrigativi e violenti dovrebbe trovare conferma ai suoi sospetti nella trascrizione delle registrazioni dell’interrogatorio di Ruby in corso Buenos Aires,molto prima che«papi » intervenisse per cercare di aiutarla. È proprio Repubblica a renderla nota. L’aria non è delle più respirabili. Il poliziotto si rivolge a Ruby: «Poi ti spacco le gambe appena ti vedo per la strada». Proprio così. Un poliziotto con un’extracomunitaria in questura. La ragazza reagisce come può: «Vengo con te a fare l’amore allora». Il poliziotto la respinge. Un quadretto educativo. Serve allora la parola affettuosa e rassicurante di una donna tutta d’un pezzo, il pubblico ministero Annamaria Fiorillo. Alla minorenne marocchina fa sapere: «Dica a questa ragazza... che non credo proprio che resterà in Italia, tra poco è maggiorenne e se va avanti così ci sarà l’ordine di espulsione... Salvo che la signorina non accetti di inserirsi in un progetto educativo ». A Saviano piace che gli extracomunitari siano trattati così.D’altra parte nessuno l’ha minacciata di buttarla dalla finestra.
Ma non credo che quandoil figlio della Boccassini fu fermato dalla polizia dopo una rissa ad Ischia gli abbiano detto: «Poi ti spacco le gambe appena ti vedo per la strada».Basterebbe questo a spiegare l’intervento di Berlusconi. Ma quella che per chiunque sarebbe stata una telefonata di raccomandazione, con Berlusconi diventa concussione e i poveri magistrati costretti a un duro e contrastato lavoro di indagine. Non si può tacere di fronte a una prova così difficile e non si può rifiutare la solidarietà non alla marocchina maltrattata in questura ma a tre eroici magistrati: «Alla Boccassini, a Forno e a Sangermano, che stanno vivendo, credo, giornate complicate solo per avere fatto il loro mestiere di giustizia». Così parlò Saviano. Sono finiti i tempi del commissario Calabresi. Adesso poliziotti e magistrati devono essere esortati a terrorizzare gli extracomunitari e a fare severissime inchieste contro chi si permette di aiutarli.
Ma Marina Berlusconi non ci sta e senza pensare ai propri interessi di editore e al doveroso rispetto delle opinioni di Saviano difende suo padre. Probabilmente non è entusiasta delle sue frequentazioni ma crede che una telefonata per aiutare una ragazza in questura non sia un delitto e ci fa sapere che Saviano, il suo autore così richiesto, le fa orrore. Non parla da editrice, non bada ai propri interessi; parla da figlia. Letteralmente vede che il re è nudo. Ma non è suo padre; è la Boccassini. Con la sua dichiarazione antepone la vita alla forma con un moto dell’animo spontaneo e bellissimo. Non pensa alle conseguenze. Subito arriva la solidarietà a chi aveva avuto il coraggio di dare solidarietà agli eroici magistrati in lotta contro il drago. «A questo punto non capisco proprio cosa aspetti a cambiare editore, visto che al presidente della sua casa editrice le cose che pensa fanno “letteralmente orrore”... Quelle parole le considero un vero insulto» dichiara Sandro Veronesi. Difficile separare il coraggioso intellettuale dall’autore Mondadori, con l’aggravante dei soldi, di imprecisata origine, che vengono dal nemico. Dopo tali dichiarazioni, e per coerenza, Saviano non può che andarsene, non mancando naturalmente di fare la vittima. È stato insultato, no? In questo quadro così complesso e in questa situazione così critica interviene mia sorella, serena, tranquilla, come la vispa teresa, rappresentando una posizione esattamente opposta a quella di Marina Berlusconi. Marina non teme di rinunciare a Saviano per proclamare l’innocenza di suo padre e la persecuzione patita, attraverso l’esagerata incriminazione, da suo padre. Mia sorella ne prende atto e distingue (ma solo formalmente perché sa che non può essere così): «La reazione del presidente Marina Berlusconi mi pare segnare una distanza personale netta tra lei e l’uomo e intellettuale Saviano. Che non vuol dire equivalga a una distanza “editoriale”. All’autore sta la decisione, a questo punto, se fare della frattura “personale” una frattura “editoriale”.Certo che a me interessa lo scrittore Saviano. Il suo agente letterario lo sa bene: se fosse possibile lo porterei alla Bompiani». Non ha dubbi invece Veronesi che allarga lo scenario, per il peccato originale della Mondadori di appartenere a Berlusconi: «Tanti altri dovrebbero lasciare Segrate». E cosa dovrebbero fare allora gli autori Bompiani all’arrivo di Saviano? Certo arriva un santo,un uomo giusto,il padreddio dell’antimafia. Ma qualcuno potrebbe avere dei dubbi anche dopo i tanti anni di convivenza con Berlusconi e non volersi trovare sotto la stessa insegna editoriale dello scrittore di Casal di Principe. Come Marina Berlusconi, e senza l’ingombro del padre, mia sorella non si pone il problema di condividere il pensiero di Saviano ma di portare a casaun autore molto venduto e approdato ai supermercati e ai grill.
Non è un acquisto culturale o ideologico, è un acquisto economico. Soprattutto a questo deve pensare un buon editore e quindi io la rassicuro. Nonostante le mie diverse posizioni non me ne andrò dalla Bompiani. Sopporterò la convivenza e anche la prevalenza sul mercato editoriale di Roberto Saviano.
D’altraparte io come gli altri autori Bompiani non ho sofferto la vicinanza di Mussolini (vero o presunto) e, benché ne avverta le propensioni totalitarie e la passione per il pensierounicopoliticamentecorretto, non mi preoccuperò della vicinanza di Saviano (vero o presunto).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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