Retromarce e prime frenate: sul ticket vince la confusione

Retromarce e ripensamenti dopo che il 79,1 per cento del 49 per cento dei milanesi ha votato per inasprire l’Ecopass. Col dubbio che in molti non abbiano davvero capito il vero significato di quel «sì» barrato sulla scheda color marrone del referendum magari sull’onda dell’inno al «sì» che ha travolto l’Italia. Siamo sicuri che se invece di una fumosa pappardella che promette di «dimezzare il traffico e le emissioni inquinanti», uno si fosse trovato un ben più chiaro «siete disposti a pagare 5 euro ogni volta che con l’auto oltrepassate la cerchia ferroviaria», il 79,1 per cento del 49 per cento dei milanesi avrebbe lo stesso votato «sì»? No. Non siamo sicuri. Anzi.
E la dimostrazione sono le tante retromarce del giorno dopo. I distinguo e le «proroghe» già annunciate dagli stessi promotori. E perfino dal neo assessore a Mobilità e Ambiente, il giovane Pierfrancesco Maran. Che, invece di esser contento di avere in mano un’arma decisiva come la volontà popolare per far digerire ai milanesi una rigorosissima politica anti-smog, si affretta a predicar prudenza. «Cinque euro per tutti - ha spiegato ieri a risultati ancora caldi - è una proposta. Ma io parto da un altro punto di vista: dobbiamo ridurre il numero delle automobili e non pensare alla mobilità come ad un modo per fare cassa». Ma se 5 euro di Ecopass sono solo una proposta e la mobilità non è un modo per fare cassa, il rebus diventa davvero indecifrabile. Con il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo che chiede una «pausa di riflessione» ricordando che «quando la giunta socialista, guidata da Tognoli, scelse di pedonalizzare Corso Vittorio Emanuele chiudendo il centro storico, lo fece dopo un ampio dibattito nella città che portò a un assenso dei milanesi nel referendum superiore all’80 per cento. Quindi ben altra cosa». Allarmata anche Confcommercio che invita già la giunta Pisapia a non trarre conclusioni troppo affrettate sul possibile inasprimento del ticket antismog. Con il presidente di Assomobilità, nonchè colonna dell’Unione del Commercio Simonpaolo Buongiardino che ricorda come «il 21 per cento di chi è andato alle urne ha votato no e la maggioranza dei milanesi, il 51 per cento non ha votato». E invita a tener conto delle «conseguenze pratiche, in particolare sui costi per cittadini e imprese in una metropoli che vive di commercio e servizi». Secco anche Davide Boni. «Comprensibile che i cittadini milanesi vogliano avere meno smog, meno traffico e più verde - spiega il vicepresidente del consiglio regionale leghista - Ma il quesito sull’Ecopass ha purtroppo sancito il principio che chi è in grado di pagare, allora può benissimo inquinare. Nel cuore di Milano circolerà solo che potrà sopportare il rincaro del ticket d’ingresso. Portato a ben cinque euro già dal prossimo autunno». Di risorse da trovare parla Riccardo De Corato. «A oggi - sottolinea - le proposte avanzate sono poco credibili. Nemmeno con un Ecopass di 5 euro si potranno coprire i costi della piantumazione degli alberi e quelli previsti dal piano per la navigazione dei navigli».

Mentre il presidente della Provincia Guido Podestà chiede già di «ragionare in termini di città metropolitana». E, visto che c’è, il «verde» Enrico Fedrighini rilancia. Parlando di «pietra tombale per il tunnel da Linate all’Expo». La confusione è tanta. Alla faccia del plebiscito.

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