Le retromarce sull’urbanistica fanno scappare i fondi Usa

Colossi del credito americano disponibili a investire a Milano hanno spostato altrove i loro interessi. I mancati oneri di urbanizzazione per 70 milioni, rischiano di creare un buco

Le retromarce sull’urbanistica fanno scappare i fondi Usa

Colossi della finanza, fondi di investimento internazionale vista la mala parata hanno deciso di spostarsi altrove. Milioni di dollari pronti per essere investiti nello sviluppo urbanistico della nostra città volatilizzati verso le piazze tedesca e francese, insomma le grandi capitali europee. Parliamo del Fondo Apollo o il fondo pensionistico dei trasportatori americani, tanto per fare dei nomi, che avevano manifestato un forte interessamento a investire nel mattone meneghino, all’orizzonte il piano di governo del territorio. Viste le «sinistre» dichiarazioni di guerra lanciate contro il pgt dai banchi dell’opposizione prima e dal carro dei vincitori poi i fondi hanno cambiato meta, e si sono rivolti ad altri mercati. Che cosa ha perso Milano? Investimenti urbanistici significa oneri di urbanizzazione, cioè una boccata di ossigeno per le casse di Palazzo Marino, che rischiano di soffocare.
Lo stesso discorso vale per chi sta già costruendo o meglio cambiando il volto della città, come Hines Italia di Manfredi Catella che se prima guardava con estremo interesse allo sviluppo urbanistico e architettonico dell’ex scalo Farini, per esempio, ora sarebbe in stand by. Il nuovo piano regolatore di Carlo Masseroli, benché approvato, deve ancora entrare in vigore. Deve essere pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia per poter diventare operativo. L’ex assessore allo Sviluppo del territorio contava di consegnare il documento al Pirellone il 27 giugno, perché diventasse operativo il 1 luglio. Ora è tutto da vedere: al di là delle dichiarazioni di intenti della nuova amministrazione che ha detto con chiarezza che intende modificare il documento non si sa molto di più. «Quello che si sa con certezza - spiega l’ex assessore al Bilancio Giacomo Beretta - è che dei 170 milioni di euro previsti come oneri di urbanizzazione nel bilancio 2011 ne entreranno a fine anno, se va bene, un centinaio. Il motivo? Lo stesso: da quando la campagna elettorale è entrata nel vivo le dichiarazioni di guerra al nuovo piano si sono fatte sempre più incalzanti spaventando operatori, privati, investitori che hanno fermato tutto. Progetti, ristrutturazioni, nuove edificazioni sono stati congelati in attesa di capire in che direzione andrà la nuova legge urbanistica». È ferma al palo anche la delibera dell’assessore Masseroli sulla variante urbanistica di Porta Nuova che, approvata, avrebbe fruttato altri oneri. Una volta insediata, la giunta Pisapia dovrà prendere posizione anche sulla delibera.
Così è ancora presto per capire quanto rendereanno le azioni Sea e Serravalle, pronte per essere lanciate in borsa: «Tutto dipende dalla credibilità e dalla stabilità della prossima amministrazione - spiega Beretta - certo, le dichiarazioni alla Basilio Rizzo sono emblematiche di una città sotto controllo politico che non piace a investitori e mercati». A proposito di partecipate, il progetto di una gestione duale abbozzato in campagna rischia di essere molto più costoso per Palazzo Marino: «Il sistema - spiega Beretta - prevede un cda di gestione e un cda di sorveglianza ovvero il raddoppio delle poltrone, che va bene per le logiche di partitiche di spartizione degli incarichi, ma raddoppia i costi».

Con Davide Corritore, in odore di assessorato, il tesoro del Comune è al sicuro? «Sì, Corritore è una persona seria, leale, onesta e competente, molto attento alle nuove dinamiche e sempre pronto a trovare soluzioni positive».

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