Se Alexandru Isztoika Loyos e Karl Racz non sono gli autori dello stupro della Caffarella e quindi la confessione del «biondino» è stata considerata falsa (anche se non è ancora noto come i giudici motiveranno la decisione di annullare gli arresti), ne consegue che anche il tribunale del Riesame non ritiene del tutto inverosimile che qualcuno abbia effettivamente indottrinato a dovere Loyos. Quando durante linterrogatorio di garanzia ritratta la versione fornita in questura la notte del 18 febbraio, il romeno spiega al gip che ad averlo «convinto» a parlare erano state le ripetute e brutali percosse ricevute dalla polizia romena. Versione sempre respinta dalla Procura e dagli investigatori: Loyos non sarebbe mai rimasto solo con i romeni e non avrebbe mai in nessun modo subito violenze o pressioni, come del resto dimostrerebbe la spontaneità e la genuinità della confessione videoregistrata «in un ambiente privo di aggressività», ha ribadito ieri il capo della Mobile, Vittorio Rizzi.
Un video di cui proprio ieri la questura ha diffuso uno spezzone. «Ero con il mio amico Racz. Abbiamo preso un pullman - racconta quasi annoiato Loyos - siamo andati in quel parco e abbiamo bevuto qualche birra. Siamo stati su una panchina e più avanti cerano un ragazzo con una ragazza. Erano circa le sei del pomeriggio, non era ancora buio». A questo punto il «biondino» usa unespressione utilizzata nellapproccio ai due fidanzati che non appare in nessun verbale e che solo i violentatori potevano conoscere: «Racz mi ha detto guarda quella ragazza bella. Lui non parla bene italiano, lo capisce ma non lo parla. E io ho detto ciao bella. Lei non mi ha detto niente e se nè andata un po più avanti. Stava poggiata vicino ad un albero e si baciava con il ragazzo.
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