Il retroscena E alla Camera la vera partita è sui tempi

RomaLa Lega celebra il «passaggio storico». Lo fa dopo il voto del Senato con un brindisi serale - solita Coca Cola per Bossi - e bissa con l’intera prima pagina de la Padania che per oggi annuncia pure un «inserto speciale» dedicato al federalismo fiscale. Celebra e corre, se prima il capogruppo alla Camera Cota (foto a destra) e poi il ministro Calderoli fanno sapere che «già dalla prossima settimana le commissioni di Montecitorio saranno al lavoro». Con l’obiettivo dichiarato di portare a casa il via libera definitivo prima della tornata elettorale di giugno, ma con il rischio che la partita del federalismo fiscale vada a impattare proprio con la campagna elettorale e con quella «concorrenza leale» tra Lega e Pdl che necessariamente creerà qualche tensione soprattutto al Nord.
Già giovedì, infatti, si è iniziato ad alzare qualche mugugno perché, spiega il vicepresidente dei deputati del Pdl Napoli (foto a sinistra), «ci siamo trovati a votare un provvedimento a scatola chiusa» e «speriamo che ciò non si ripeta anche alla Camera». Il non detto è semplice: per accogliere le istanze arrivate dal Pd e convincerlo sulla via dell’astensione il Carroccio è stato costretto a trascurare gli alleati. Non è un caso che non sia passato inosservato il ripetuto ringraziamento di Bossi al Pd perché, polemizza Napoli, «a differenza del voto favorevole di tutto il Pdl non mi pare che la loro astensione sia stata determinante».
Insomma, se fino ad oggi la Lega è andata avanti ingranando la quinta, l’impressione è che il resto della maggioranza sia intenzionato a scalare di una marcia e affrontare la questione con un po’ più di calma. Il che significa che con ogni probabilità il ddl non lascerà Montecitorio prima di essere ritoccato e dunque rimandato ancora al Senato e poi di nuovo alla Camera. Con conseguente rallentamento dei tempi.
D’altra parte, fa notare Giorgio Straquadanio, deputato di casa a Palazzo Grazioli, «è chiaro che la questione delle Province e della loro abolizione dovrà essere affrontata». Questione su cui la Lega ha alzato un muro contro muro più di principio che di convinzione, visto che basta dare una scorsa ai blog del Movimento giovani padani per scoprire che il «no» all’abolizione delle Province imbarazza alquanto anche i militanti più fedeli.
Insomma, la partita è complessa e il fatto che quelle parti di Forza Italia e An più vicine alle ragioni del Sud (dove alle ultime elezioni il Pdl ha fatto il pieno di voti) chiedano di rivedere con calma alcuni passaggi può rappresentare un problema anche rispetto al Pd. Perché se al Senato la Lega si è preoccupata di trattare più con l’opposizione che con gli alleati (la «scatola chiusa» di cui parla Napoli), a Montecitorio non sarà così. Senza contare che il Pd ha vissuto tra grandi difficoltà la scelta di Veltroni di astenersi, diviso tra le istanze degli amministratori del Nord e la contrarietà dei dalemiani e di molti colonnelli del partito. L’asse Lega-Pd e le capacità di mediazione di Calderoli, insomma, saranno messe a dura prova. Anche perché il diluirsi dei tempi rischia di avere ripercussioni sulla tenuta dello stesso Veltroni all’interno del Pd. Se dopo le modifiche della Camera il secondo giro di votazioni slittasse a dopo le elezioni di giugno, infatti, bisognerà vedere se e come il risultato delle Europee permetterà a Veltroni di essere ancora in sella al partito.
Anche per questo, dunque, la Lega corre.

Per questo e per non sedersi al tavolo delle candidature amministrative - dove al momento le richieste del Carroccio non sono affatto parche - con la partita della riforma federale non ancora chiusa. Che, si raccomandava qualche giorno fa Bossi con i suoi, «per noi sarebbe un elemento di debolezza».

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