Retroscena Il governatore col paraocchi allergico all’industria dell’auto italiana

Quanti controsensi e paradossi in queste lunghe settimane di dibattito sulla convenienza di far sposare Opel a Fiat piuttosto che a Magna International. Come è possibile che si rimproveri al Lingotto di essere una «black box», cioè una sorta di pozzo senza fondo, e allo stesso tempo sponsorizzare la cordata degli austro-canadesi che ha al suo interno Oleg Deripaska, l’uomo più indebitato di Russia?
Dall’inizio delle trattative il governatore dell’Assia, Roland Koch (Cdu), si è dimostrato il nemico numero uno di Sergio Marchionne. Proprio ieri l’esponente conservatore, alla guida del Länder dove si trova Rüsselsheim, il quartier generale di Opel, è uscito nuovamente allo scoperto affermando che «neanche un centesimo dei fondi tedeschi deve andare all’Italia perché gli aiuti statali che Fiat riceverebbe dalla Germania scomparirebbero nell’arco di due anni».
Koch rimprovera a Torino di avere un flusso di cassa negativo, aggiungendo che «nessuno finora ha visto i dati del gruppo (ma non sono pubblicati sul sito istituzionale?). Parole pesanti e anche irriguardose verso il nostro Paese, dove Fiat rappresenta la prima entità industriale.
Nel sostenere, invece, il progetto di Magna International, l’arcigno governatore dell’Assia sembra invece non considerare il fatto che l’oligarca Deripaska (la società Gaz, coinvolta nell’operazione Opel, fa parte del suo impero), dopo essersi visto garantire da Mosca fondi per 4,5 miliardi di dollari, è ora impegnato a trattare con le banche, e con il determinante appoggio del Cremlino, la ristrutturazione del proprio debito. Nulla di preoccupante per Koch, che trascura anche la situazione drammatica in cui versa il mercato automobilistico russo. Del resto, le stesse forti perplessità sulla «tenuta» della cordata avversaria di Fiat sono state espresse ieri dal Financial Times. «La recessione - scrive il quotidiano nella Lex Column - ha colpito il mercato automobilistico russo in maniera particolarmente dura. Gaz, il partner industriale di Magna, ha grossi problemi finanziari. Questo fa sì che i presupposti del piano di Magna International appaiano precari».
Poco o niente per l’irremovibile Koch il quale, a Fiat, ha fatto la guerra fin dal primo giorno. Ecco alcune delle frasi anti-Torino più famose: «Fiat è stato il primo investitore a farsi avanti, non vuol dire che sia il migliore»; «la classifica di gradimento delle offerte è chiara: Magna in pole position, poi il fondo di private equity Ripplewood e infine Fiat»; «il piano Fiat ha deluso le aspettative», e avanti così.
Ma non è stato solo il potente Koch a sparare l’ennesimo siluro contro Marchionne.

Ieri si è rivelato l’altro grande nemico di Fiat, che il Giornale aveva da subito identificato: Ferdinand Piëch, presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen. In un’intervista alla radio austriaca, il «grande vecchio» tedesco ha affermato, riferendosi a Fiat, Opel e Chrysler, che «stiamo parlando di tre società malate».

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