Il retroscena L’area industriale da dismettere fa gola alla Bocconi

Fabbrica. Case. Centro commerciale. Nel futuro della grande area di via Rubattino - dove oggi ci sono i resti di quella che fu la gloriosa Innocenti Santeustacchio - si sono dipinti scenari di ogni tipo. Tutti però regolarmente smentiti: tanto che anche lo scoppio di violenza di ieri arriva non in nome di un interesse preciso, di un’operazione determinata e finalizzata, ma dentro un caos industriale, economico e urbanistico di cui non si vede la fine. Sul quale, però, una parola viene pronunciata sotto voce ma con insistenza: Bocconi. Il nome dell'università commerciale, soggetto forte negli equilibri milanesi. L’unico, si dice, ad avere una idea chiara sul destino da costruire per l’area, una volta ultimato lo smantellamento dei resti industriali.
Che la situazione sia caotica è sotto gli occhi di tutti. Proprietaria dell’area (attraverso la controllata Rubattino 87) è una società, la Aedes (ovvero le famiglie Castelli e Amenduni), che vacilla sull’orlo del fallimento. Gli impianti industriali, quelli di cui ieri è iniziato lo smantellamento, appartengono al gruppo Genta di Torino, che punta solo a uscire di scena il più rapidamente possibile. La Aedes nel frattempo ha fatto causa sia alla Genta sia a quelli che c’erano prima, i tedeschi di Sms Demag, sostenendo di non ricevere i soldi dell’affitto da quasi cinque anni. Uno scontro in cui il manipolo di operai che presidiano la fabbrica - dall’esterno, su un camper - appaiono destinati alla sorte dei vasi di coccio.
L’Innse verrà smantellata, su questo ormai non ci sono dubbi. Tutto da vedere è cosa accadrà dell’area, una volta che gli ultimi macchinari saranno stati portati via. Aedes - che attende a breve un piano di ristrutturazione del debito verso le banche, ovvero un’ancora per evitare il fallimento - ha già detto di essere pronta a dismettere gli asset non strategici, tra cui l’area di Rubattino. «Di trattative concrete non ce ne sono» è la versione ufficiale.

Ma anche di recente si è tornato a sostenere che l’area fa gola alla Bocconi, che lì potrebbe realizzare il suo polo esterno: dopo l’operazione sull’area delle Autoguidovie italiane di via Rontgen, dopo quella sulla Centrale del latte, una nuova performance edilizia dell'università più famosa d’Italia.

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