Roma - «Caro Franco, come tu ben sai, l’Europa è una cosa seria. Invece nelle ultime ore ho sentito troppe parole in libertà. Separazione, ripicche... Non scherziamo, bisogna essere più responsabili». «Sì, presidente, sono d’accordo. Però a Bruxelles c’è qualcosa che non va». A raccogliere lo sfogo telefonico del capo dello Stato, l’altra sera, un Frattini piuttosto imbarazzato ma anche deciso a tenere il punto: «Il fatto è che non ci aiutano». Giorgio Napolitano era appena arrivato da Budapest, dove, di fronte ai partner europei e al presidente tedesco, aveva difeso con energia la posizione italiana sull’immigrazione. «L’Unione - aveva detto a Christian Wulff - non può chiamarsi ancora fuori e deve mettere in campo la sua coesione». Da qui la sua «irritazione» quando ha sentito che dall’Italia, in caso di un no alla proposta di concedere una tutela temporanea agli sfollati, si parlava di organizzare «ripicche» o di «andarsene» dalla Ue.
Dichiarazioni considerate «fuori misura» e pericolose per la nostra politica estera. E così, dopo averlo esternato al suo intelucutore istituzionale, il capo dello Stato ha deciso di mettere il suo malessere nero su bianco in un comunicato ufficiale. «Il mio animo - si legge - è per un impegno forte dell’Italia in Europa, affinchè il nostro Paese continui tenacemente a perseguire una visione e una politica comune anche sul tema dell’immigrazione. Tutto questo senza nemmeno prendere in considerazione posizioni di ritorsione, di dispetto o addirittura ipotesi di separazione».
A infastidire Napolitano le frasi di alcuni esponenti primissimo piano del governo. Silvio Berlusconi: «La Ue ci aiuti o e meglio dividerci». Roberto Maroni: «Se la Francia non s’impegna esca da Schengen». Roberto Calderoli: «Togliamo i soldati dal Libano e schieriamoli sulla frontiera sud». Interventi antieuropei e nocivi, secondo il Colle, «per la credibilità nazionale». Poi nelle ultime ore, dopo la bocciatura del piano italiano, la situazione è peggiorata e lo strappo con Bruxelles s’è allargato. «Mi chiedo se ha ancora un senso restare in Europa», il commento amaro di Maroni.
Napolitano non gradisce: «L’impegno deve essere reciproco». Un conto, come ha detto a Frattini, è criticare «una deriva involutiva dell’Unione». Un problema che esiste e che recentemente il capo dello Stato ha più volte sollevato nel vari fori internazionali. E al Quirinale «non sfuggono certe illusioni di autosufficienza» di Sarkozy e della Merkel. Ma tutt’altro conto è lanciarsi in «sortite improvvide e senza costrutto».
Il ministro degli Esteri ha spiegato i motivi del risentimento italiano: «La lotta all’immigrazione clandestina deve essere una questione comune. Non vogliamo scaricare i problemi su Bruxelles, ma qualunque Stato, lasciato solo, sarebbe sommerso dall’emergenza, in particolare l’Italia, data la sua geografia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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