Il retroscena Il piano del Cav: «Avanti come un treno fino al 2013»

LA FRECCIATA «Si litiga in due e con me è difficile ma, come mi ha detto qualcuno, per divorziare basta uno»

Il retroscena Il piano del Cav: «Avanti come un treno fino al 2013»

nostro inviato a Lesmo (Monza)

Di Fini certo non si fida e con ogni probabilità non si fiderà più. Il suo intervento di giovedì scorso alla Direzione nazionale del Pdl, d’altra parte, Berlusconi lo considera una vera e propria «provocazione». Una giornata sulla quale il Cavaliere deve aver rimuginato se nel fine settimana s’è fatto mandare per fax ad Arcore le oltre trenta pagine d’integrale. Così, giusto per dargli un’altra letta. E per concludere - questa la sua riflessione in privato - che quelle del presidente della Camera erano «una sequela di richieste campate in aria».
Ma in queste ultime ventiquattr’ore passate in compagnia di Putin a Villa Gernetto non sembra che il premier abbia prestato troppa attenzione ai movimenti dell’ex leader di An. Già domenica aveva preferito il pranzo con i figli Barbara, Eleonora e Luigi piuttosto che vedere in tv l’intervista del presidente della Camera ospite di In 1/2 Ora. E pure ieri non s’è troppo occupato della riunione dei finiani a Montecitorio. Così, l’unica battuta che riserva a Fini è quella che arriva in apertura di conferenza stampa, quando una giornalista parte dalla coabitazione tra Putin e Medvedev per chiedere ai due leader il segreto di «un matrimonio longevo in politica». Il primo ministro russo è quasi spiazzato, mentre il Cavaliere ci mette un attimo a cogliere il riferimento e ride di gusto. Premessa: «Sono esperto in molti settori ma non ho invece felici risultati riguardo i matrimoni. Quindi, mi astengo dal dare suggerimenti al riguardo». Detto questo, «per litigare bisogna essere in due e con me è difficilissimo» ma, «come mi ha detto qualcuno di recente» (e quel qualcuno è Fini) «per divorziare basta uno». Insomma, nonostante i toni di questi giorni, è chiaro che tra i due la distanza siderale degli ultimi mesi resta tutta.
Con Berlusconi che sembra deciso a non curarsi troppo del problema. Tanto che quando a più riprese affronta con Putin questioni italiane di tutto parla fuorché di Fini. Il Cavaliere, infatti, aggiorna il primo ministro russo sull’ultimo anno di «accerchiamento mediatico-giudiziario» per dirgli che «mentre il centrosinistra ha cambiato nove leader io sono ancora qui nonostante gli attacchi». Poi uno sguardo al futuro: «Ora ho davanti tre anni di lavoro per riformare la giustizia, il fisco, la pubblica amministrazione e la forma di governo. Andrò avanti come un treno». Sul presidente della Camera, insomma, neanche un accenno.
Anche se sulla questione torna nel pomeriggio, rientrato ad Arcore dall’aeroporto di Malpensa dove ha appena accompagnato Putin. D’altra parte la querelle siciliana si sta facendo più scottante e a breve Berlusconi incontrerà Miccichè per discutere del sempre più insistente lavorio sotterraneo per portare alla guida della Regione una maggioranza finian-bersaniana. Ed è anche in questo senso che il Cavaliere non si fida affatto del presidente della Camera. Perché al di là delle parole quel che conta sono i fatti. Quello che accadrà in Sicilia, ma pure i prossimi appuntamenti in aula dove tra le file del Pdl c’è più d’una preoccupazione. E se ci saranno imboscate il premier è deciso a non sottostare a ricatti.

Insomma, se il governo verrà «commissariato» dalla pattuglia finiana resta sullo sfondo l’ipotesi delle elezioni anticipate. Perché, spiega il leghista Calderoli, «irresponsabile non è chi ne parla ma chi rischia di provocarle».

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