Riapre l’An point distrutto dagli autonomi

Gianandrea Zagato

Fa ancora impressione quel buco nero che era l’An point di corso Buenos Aires, anche a distanza di un mese o poco meno dall’assalto dei prodi autonomi. Gianfranco Fini si ferma, osserva le scritte sui muri, cammina sulle macerie e non ha dubbi: «Quello che è accaduto a Milano in occasione della manifestazione no global deve essere ricordato».
La memoria, innanzitutto. Non dimenticare quello che è accaduto l’11 febbraio, le violenze gratuite contro i milanesi e la rabbia della città ferita dai bravi ragazzi che la sinistra coccola. Ricordi freschi, appena ventiquattro giorni fa, che fanno fare al presidente di Alleanza nazionale un salto indietro nel tempo, quando le sedi dell’allora Msi venivano bruciate un giorno sì e l’altro pure. Ignazio La Russa rivive quella stagione, «dopo averle fatte saltare, allora, ci davano pure le botte». Andrea Ronchi, Riccardo De Corato, Paola Frassinetti e Carlo Fidanza annuiscono: anche loro hanno vissuto quel passato. E, oggi, anche loro, tutti insieme non vogliono che ritorni: «Con la sinistra al governo dovremo abituarci ai fatti accaduti in città» aggiunge il vicesindaco perché «l'Unione è legata agli autonomi».


Passo indietro che, continua La Russa, si concretizzerebbe pure «con l’inasprimento della tassazione per i piccoli risparmiatori, perché la storia insegna che la sinistra va d'accordo con i banchieri e con le banche». Ma questa è un’altra storia, un’altra faccia di quella stessa medaglia che al civico 8 di Buenos Aires è raccontata dal buco nero, dal negozio dato alle fiamme dai prodi autonomi.

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