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Riassetti in vista per Iveco e Cnh Voci di colloqui con «John Deere»

Scossoni in vista anche nel gruppo Fiat. Per una volta, però, non riguarderebbero la divisione Auto. Nel mirino, secondo indiscrezioni, sarebbero Iveco e il ramo macchine movimento terra di Cnh. Sergio Marchionne, in questi giorni negli Stati Uniti per definire gamma prodotti e sinergie di Fiat-Chrysler (il 29 luglio è in programma il primo cda della nuova società italo-americana), starebbe dunque lavorando anche su questi fronti, senza perdere di vista i possibili nuovi sviluppi su Opel. La Cdu, che fa capo al cancelliere Angela Merkel, ha infatti invitato Berlino a non concentrarsi unicamente su Magna e a riaprire i colloqui con tutti i potenziali investitori, Fiat inclusa.
Inutile dire che, allo stato dei fatti, la situazione in cui si trova Iveco è seria. La casa produttrice di camion e furgoni, fino a poco tempo fa locomotiva del gruppo, sta attraversando un periodo nero. Messa alle corde dalla crisi mondiale, che continua a paralizzare il mercato dei camion, nell’ipotesi migliore Iveco vedrà le vendite di fine anno precipitare dalle 211mila unità del 2008 a 100-120mila (i più pessimisti azzardano una risultato sotto quota 100mila). E anche il secondo trimestre, i cui risultati saranno ufficializzati il 22 luglio dal cda di Fiat Group, dovrebbe ricalcare quelli negativi della prima parte dell’anno. Ad aggravare la situazione, poi, ci sarebbe il mancato decollo degli accordi in Russia con Samotlor e le difficoltà in India a far partire l’alleanza strategica con Tata. Anche le ripercussioni della crisi in America Latina, da sempre roccaforte di Iveco, hanno lasciato il segno. Un po’ meglio, a quanto sembra, lo scenario in Cina. In questi mesi, inoltre, molti manager della prima linea hanno lasciato l’azienda, svuotando di fatto alcuni settori chiave, come quello del marketing. Un segnale che non può passare inosservato anche all’interno del gruppo dove c’è chi avrebbe già ipotizzato «novità dopo le vacanze». E lo stesso vale anche per una frase che sarebbe stata pronunciata tempo fa nei corridoi del Lingotto dal numero uno Paolo Monferino («sarò l’ultimo ad di Iveco»). Che cosa potrebbe accadere a questo punto? Si azzardano diversi scenari: dalla riorganizzazione della divisione, ad accorpamenti all’interno del gruppo, fino alla possibile cessione. Ma novità potrebbero arrivare anche dalla divisione macchine movimento terra di Cnh, controllata Usa di Fiat, anche alla luce di due recenti cambi di guida ai vertici di Case in Europa e Africa-Middle East. Anche le macchine per costruzioni stanno patendo la crisi che ha colpito l’edilizia in Nordamerica. E pure in questo caso, in attesa dei dati del secondo trimestre, si sente parlare di riassetto, ovvero della possibilità di tornare alla regionalizzazione dei marchi, separando così la gestione di Cnh Usa da quella europea.
Ci sono anche voci di colloqui con «John Deere» per una possibile cessione del ramo costruzioni. Molta carne al fuoco, dunque, soprattutto alla luce della progressiva crescita di Fiat in Chrysler e al continuo rafforzamento del gruppo torinese nel settore automotive, con la necessità di ridurre i costi e trovare risorse da destinare, appunto, ai nuovi deal. Salgono le tensioni, intanto, nelle fabbriche al Sud Italia del Lingotto e il sindacato si spacca.

La Fim ha proposto alle altre sigle metalmeccaniche di sospendere gli scioperi fino all’avvio del confronto che dovrebbe partire a settembre. A Termini (Palermo) le linee saranno ferme oggi per il terzo giorno consecutivo.

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