Canta vittoria la Lega Nord, che aveva gridato al ferimento dell'orgoglio veneto. Si indigna la Capitale: «L'estromissione di Roma è un insulto alla città e a tutto il Centrosud». Con una decisione a sorpresa, oggi la Federugby ha cambiato di colpo lo scenario dell'avventura del rugby italiano in Europa. Dalla prossima stagione, due supersquadre porteranno la nostra pallaovale a confrontarsi con il meglio del Vecchio Continente. Ma saranno due squadre del nord Italia: gli Aironi del Po - il club nato dagli sforzi congiunti di Parma, Viadana e Calvisano - e il superscudettato Treviso. Resta fuori Roma con i suoi Pretoriani, la selezione al cui fianco era sceso in campo proprio ieri mattina il sindaco Gianni Alemanno.
Non era, insomma, solo una partita sportiva ma anche e soprattutto politica. Dopo la prima decisione della Fir, che il mese scorso aveva scelto Aironi e Pretoriani a rappresentare l'Italia in Celtic League, era insorto furibondo il ministro dell'Agricoltura, il leghista Franco Zaia. Sostenendo - e dal punto di vista puramente sportivo era difficile dargli torto - che in questo modo veniva impedito l'ingresso in Europa alla terra, il Veneto, che è stata la culla del rugby italiano e che tuttora ne rappresenta la roccaforte. Mentre si premiava Roma, una città che ha certamente un movimento rugbistico in forte crescita ma lontana anni luce dai palmares (e dalle capacità economiche) dei veneti.
Per settimane le parti in causa hanno mosso le loro pedine in ogni direzione, si sono tentate cordate, tenuti incontri più o meno segreti, chiesti interventi superiori. E alla fine l'ha spuntata Treviso. «La decisione di oggi - è il commento trionfale del ministro Zaia - è un insegnamento dal punto di vista educativo perchè riconosce il talento, il merito degli atleti e il valore dell'intero movimento rugbystico della nostra regione. Quello di oggi rappresenta un grande insegnamento, che è quello di saper tornare sui proprio passi quando si è commesso un errore». «Oggi - conclude Zaia - è una giornata importante per lo sport veneto perché giustizia è stata fatta». Furibonda la reazione romana, dove il consigliere di Alemanno per lo sport, Cochi, minaccia addirittura di sfrattare per ritorsione la Nazionale azzurra dallo stadio dove ospita il 6 Nazioni: «A questo punto - dice Cochi - credo che vi siano le premesse per ridiscutere la destinazione dello Stadio Flaminio quale casa del rugby».
Uno scontro assai aspro, come si vede. Sul tavolo, d'altronde, non ci sono solo visibilità e prestigio ma anche quattrini.
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