Ribellione Adriano «Inter senza rispetto nessuno mi difende»

«Gioco anche se sto male. Con Veron non parlo. Mi fanno fare il capro espiatorio». Poi smentisce l’intervista a un sito brasiliano

Ribellione Adriano «Inter senza rispetto nessuno mi difende»

Riccardo Signori

da Milano

Il Real ricomincia a strizzar l’occhio ad Adriano. Evidentemente il pericolo (di sbagliar squadra) è il suo mestiere. Da tre anni non vince, magari vuol ritentarci per altri tre. E il brasiliano, che ha annusato l’aria, non avendo più gran feeling con i gol, usa le parole come fossero palloni da scagliare. Parla e sparla. Si ribella, salvo far sapere all’Inter che scherzava con l’immancabile smentita che non si nega a nessuno, nemmeno ai dirigenti nerazzurri. Ha ricominciato dopo il derby, ieri ha aggiunto un altro carico rispondendo al sito brasiliano «Uol Esporte». Esaurite le filippiche contro Mancini e Veron, ora tira dritto contro la società (magari Moratti si sentirà esentato, il presidente è un altro). È bastata una telefonata in lingua madre per scatenarlo e dare il via ufficialmente all’operazione distacco, tormentone che ci porteremo avanti per tutta l’estate. Leggete un po’: «C’è stata sicuramente mancanza di rispetto da parte dell’Inter: un giocatore va difeso sulla stampa. Non che io lo pretenda, ma quando la squadra non andava bene e io ero, invece, in forma (forse si riferisce all’anno passato, ndr) mi hanno chiesto di parlare bene del gruppo. E l’ho fatto. Adesso sto vedendo una cosa diversa, non c’è nessun dirigente che prende le mie difese. Ho avuto bisogno che lo facesse Kakà, che gioca in un’altra squadra».
Il tutto condito dai suoi tormenti per la nazionale. Qualcuno, dal Brasile (gli preferiscono Fred del Lione), ha accennato all’idea che il giocatore venga lasciato a casa. E lui: «Parreira questo non me lo ha mai detto. Non è che nella Seleçao le cose siano facili, ma nell’Inter le cose mi travolgono. E allora diventa dura perché la società non ha una struttura per tentare di cambiare queste cose. Hanno bisogno di trovare qualcuno che si assuma le responsabilità. Questo qualcuno sono io. È facile scaricare le colpe su un giocatore, se la squadra perde. Così diventa difficile sbagliare». Squadra? Difficile capire a quale squadra si riferisca il nostro, che ha accennato ai rapporti interni. Scavando un altro solco. «Il mio rapporto con i compagni è normale: buon giorno e buona sera. Anche se con Veron non parlo. Con tutti gli altri mi trovo bene. Nella trasferta in Russia ne ho parlato con Ronaldo, già passato da queste storie. Abbiamo convenuto che siamo due grandi giocatori ma dobbiamo fare buon viso a cattivo gioco».
Letto tutto questo, non rimane altro da pensare: quando se ne va? Lo hanno pensato anche i giornalisti brasiliani. Ma con beata impudenza, Adriano ha riposto così: «Se sono un problema per l’Inter, potrei non esserlo più. Sono qui per Massimo Moratti, una persona che mi ha sempre aiutato, e per una questione di orgoglio: voglio aiutare l’Inter a vincere un campionato. Mi dà forza per rimanere e provarci. Io do tutto, ma nelle ultime due partite, con Villarreal e Milan, ho giocato con dolori alla gamba. Mi sono sforzato, però l’allenatore non mi deve lasciare da solo, se non sto bene fisicamente. Come posso fare tutto? È una cosa che non esiste... ».
Finale della storia? Il solito déjà vu. Avanti con la smentita, pubblicata sul sito della società che ha cercato di mettere riparo all’ennesimo eccesso del giocatore. Adriano dice di non riconoscere il proprio pensiero nelle dichiarazioni pubblicate dal sito brasiliano e di aver solo evidenziato, in una chiacchierata, la delusione per il momento difficile. Probabilmente il resto lo avrà detto in una delle lunghe serate all’Hollywood, un locale di Milano. Sono gli scherzi del vivere su un altro fuso. A chiusura, Adriano ha regalato almeno una notizia credibile raccontando di aver incontrato Moratti in colloquio privato, dopo il derby, per parlare di tutte le sue malinconie che, per inciso, gli sono valse circa 200mila euro di multe e anche un periodo fuori squadra.
Problemi relativi per uno che la squadra ce l’ha davanti all’uscio di casa.

Sarà un caso se ieri Benito Floro, direttore tecnico del Real, non si sa quanto in buone relazioni con il nuovo presidente Fernando Martin, ha lasciato intuire il tormentone estivo che metterà l’Inter in una sorta di centrifuga? «Io non ho chiesto l’acquisto di Cassano - ha raccontato -. Avevo in mente un attaccante con altre caratteristiche. Ora sono prioritari gli acquisti di un centravanti potente come Adriano e di un centrocampista di qualità come Gerrard del Liverpool». Adriano smentirà anche lui.

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