L o slogan della versione originale è secco: «La verità si aggiusta». Già alla Mostra di Venezia esso era edulcorato in: «Costruire la verità è il suo lavoro». Il lavoro di Michael Clayton, avvocato del film omonimo, scritto e diretto da Tony Gilroy, prodotto e interpretato da George Clooney. La trama di Michael Clayton fonde Il socio di Pollack e Erin Brockovich di Soderbergh (qui co-produttore). Clayton affronta altri legali, quelli del suo stesso studio, ligi a una multinazionale inquinatrice; dopo anni di deprimente collaborazione, scattare la rivolta per somma di delusioni personali e follia (ovvero sussulto d'onestà) di un collega e amico (Tom Wilkinson). Che viene ucciso, su ordine d'un'altra collega (Tilda Swinton), naturalmente.
Michael Clayton è dunque l'apoteosi del genere legal-deontol-ecologico, caro ma non carissimo al pubblico italiano, poco avvezzo a tanta spregiudicatezza degli avvocati e generalmente immune dalla frequentazione di studi con cinquecento associati! Quel che non si è già vista spesso al cinema è la crisi esistenziale di Clayton. Piantato dalla moglie, derubato da un socio col quale ha aperto un ristorante (è il lato italiano di Clooney qui a emergere) ha in questo un destino comune. Ma pare strano che ciò accada a un personaggio col fisico di Clooney e che fa l'avvocato: prestanza e professione dovrebbero metterlo al sicuro da simili rischi. Certo, una moglie è imprevedibile, ma una società commerciale non lo è: o si ruba o si è derubati. Nessuno lo sa meglio di un avvocato. Ma congruità e coerenza sono rari nei film. Michael Clayton si lascia vedere.
MICHAEL CLAYTON di Tony Gilroy (Usa, 2007), con George Clooney, Tom Wilkinson. 123 minuti
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