Cronache

«Riboli? Tutto regolare»

Tutto regolare. L’assessore alla Salute della Regione, Claudio Montaldo, risponde così a chi gli chiede lumi sul caso del professor Edoardo Berti Riboli, che da punta di diamante dell’ospedale San Martino si è trasformato nelle scorse settimane in una sorta di Don Chisciotte dei camici bianchi liguri, in una battaglia contro i potenti che lo ha visto denunciare, anche acquistando una pagina del Giornale, il direttore generale del San Martino, Gaetano Cosenza, reo di averlo allontanato dall’incarico al compimento del 67° anno di età. Ieri in consiglio regionale erano due interrogazioni chiedevano all’assessore di far luce sulla vicenda. Una presentata da Matteo Rosso e da altri di Forza Italia, l’altra di Carmen Patrizia Muratore, Italia dei Valori. Montaldo ha ripercorso la vicenda ricordando che la legge prevede la possibilità per i dipendenti pubblici di richiedere il mantenimento in servizio fino al 67° anno di età. Per i professori universitari tale scadenza può essere prorogata fino al 70° anno in presenza di particolari obiettivi di didattica e di ricerca che devono essere però valutati congiuntamente da Direttore generale e Rettore.
Secondo la Direzione dell’Azienda Ospedaliera San Martino, tale situazione non si verificava nel caso del professor Berti Riboli in quanto, fra l’altro, il peso dei ricoveri risultava minore del 47 per cento rispetto alla media delle strutture analoghe.
«Non essendo stati raggiunti gli obiettivi indicati, il direttore generale del San Martino ha proposto all’Università lo sconvenzionamento del professor Berti Riboli, che ha compiuto 67 anni il 24 maggio 2005. In sostanza non ha ritenuto che esistessero i presupposti per derogare alla norma che prevede la messa a riposo al compimento del 67° anno di età. Di conseguenza il rettore dell’Università ha conferito l’incarico di direzione della Patologia chirurgica ad indirizzo gastroenterologico al docente professor Ezio Giannetta. Formalmente si è trattato di una procedura corretta».
Ne sono seguiti il ricorso del professor Riboli, la costituzione in giudizio dell’Azienda sanitaria, dichiarazioni giornalistiche e reciproche querele. «Su questi aspetti - ha concluso Montaldo - ci affidiamo con fiducia alle conclusioni cui interverrà la magistratura - la prima udienza è prevista a luglio - traendone le eventuali conseguenze di nostra competenza».
Nel dibattito Matteo Rosso ha stigmatizzato «lo strapotere dei direttori sanitari e la necessità di dare maggiore ascolto alla parte medica, altrimenti nessuno avrà mai il coraggio di fare una denuncia come quella di Berti Riboli».

Carmen Patrizia Muratore ha rimarcato la necessità che, al di là dello specifica vicenda, su cui dovrà prendere le opportune decisioni la magistratura, «nella sanità si avvii un circolo virtuoso, che tutto si svolga in un clima di correttezza e di certezza del diritto per tutti gli operatori».

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