La ricetta Brambilla: «Il 17 marzo? Ponte per aiutare il turismo» Oggi il governo decide

Rho (Milano)«Stakanovista brianzola», come si autodefinisce, ma anche ministro del Turismo. Michela Vittoria Brambilla si inserisce in doppia veste nella polemica sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia e la necessità o meno di fare festa il 17 marzo. Nella prima dice che «è assolutamente necessario lavorare» e non vede «come questo possa rendere meno solenni le celebrazioni vista la situazione delicata della nostra economia». Ma fa prevalere la veste istituzionale e benedice il ponte perché «quest’anno ce ne sono pochi, il primo è il 2 giugno quindi poter avere quello del 17 marzo sarebbe importante per il rilancio del turismo domestico».
A mettere la parola fine al dibattito sarà oggi il Consiglio dei ministri con un decreto sollecitato dal Quirinale. Quella della Brambilla, imprenditrice del Nord, si discosta quindi sia dalla richiesta che si renda onore ai 150 anni dell’Unità d’Italia, ma senza dare il giorno di riposto ai lavoratori, sollevata per prima dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, sia dalle polemiche della Lega Nord. È stato categorico il leader del Carroccio Umberto Bossi, «il 17 marzo «si deve lavorare». E si dividono altre due ministre del governo, con quella all’Istruzione Mariastella Gelmini favorevole a tenere aperte le scuole e quella della Gioventù Giorgia Meloni, in linea con Ignazio La Russa, che non concepisce il 17 marzo come una festività «di serie B, una nazione non è fatta solo di interessi economici». Ma anche per venire incontro ai bilanci aziendali, proprio il ministro alla Difesa non esclude che quest’anno il conto della festività extra possa pagarlo il 4 novembre, la festa delle Forze armate.
La Brambilla, ieri alla Fiera di Rho-Pero per l’inaugurazione della Borsa internazionale del Turismo che espone fino a domenica le novità del settore proposte da 130 Paesi del mondo, è tornata a discutere anche della tassa di soggiorno. Chiarendo che «non è stata un’idea del governo ma una condizione essenziale che l’Anci ha posto per dare il suo assenso al decreto legislativo del federalismo municipale», che «è facoltativa» e il governo «ha voluto tutelare che i proventi siano impiegati per fini turistici. Per questo sarà possibile trasformare la tassa in una opportunità, ma i sindaci dovranno discuterne con le categorie sul territorio». E «Milano non metterà alcuna tassa sul turismo» ha già assicurato ieri il sindaco Letizia Moratti di fronte alla platea degli operatori. Soddisfatto il presidente di Fiera Milano Michele Perini («Spero che il resto d’Italia la segua, o si rischia un autogol») che ha sollecitato anche la «stabilità politica nel Paese, una condizione importante anche per il settore del turismo». La Brambilla ha contestato la riforma del Titolo V della Costituzione da parte del centrosinistra («È stato un grave danno sul fronte del turismo, ben venga il ricrearsi di un coordinamento nazionale per la promozione») e portato alcuni dati sul settore.

L’Italia registra «una debolezza di domanda interna dovuta ovviamente alla situazione congiunturale del 2010 ma anche una forte ripresa del turismo internazionale con un +5% di stranieri che vengono a visitare le nostre città d’arte».

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