La ricetta di Maroni contro le mafie: «Leggi dure, ma le imprese ci aiutino»

La Lombardia è la seconda regione per i reati estorsivi. E il ministro dell’Interno Roberto Maroni annuncia una lotta durissima all’«attrazione fatale» che le mafie hanno per l’Expo. Con misure già in atto «all’avanguardia in Europa». Ma anche nuove idee spiegate ieri a Milano durante il convegno «Expo sicura. Un’occasione per le imprese milanesi e lombarde» organizzato dall’eurodeputato leghista Matteo Salvini e a cui hanno partecipato il sindaco Letizia Moratti, l’ad di Expo Giuseppe Sala, il presidente di Assimpredil Cladio De Albertis, Luca Squeri per Confcommercio, Alberto Barcella per Assolombarda e le associazioni di categoria. Con Maroni che promette «un’attenzione speciale ed eccezionale per un evento che è speciale ed eccezionale e che sarà sotto i riflettori del mondo, più dei i mondiali di calcio». Il rischio sono le infiltrazioni nelle imprese. «Quando ci sono risorse, soldi, appalti pubblici - spiega Maroni - c’è l’attrazione fatale per la criminalità organizzata». E la Lombardia è una regione dove la criminalità organizzata ha insediato, anche a causa del ricorso al soggiorno obbligato per i mafiosi, «le proprie strutture da lungo tempo». Per beni sequestrati alla mafia, la Lombardia è la quarta regione: sono 2mila (su 35mila), per un valore di un miliardo di euro (su 20). Diversi gli strumenti adottati per fronteggiare possibili infiltrazioni: a Milano è stata costituita una sezione specializzata per l’Alta sorveglianza delle grandi opere che lavora al fianco di una struttura di investigatori, il Gicex, Gruppo interforze speciale per Expo 2015. Per le opere connesse a Expo, Maroni parla di verifiche «nel dettaglio» già effettuate sui lavori per la costruzione della Brebemi, in applicazione di un’intesa del 2010: sono state esaminate 352 aziende, con emissione di 2 informazioni antimafia interdittive e 8 informazioni atipiche e con l’estromissione di alcune imprese dagli appalti. Altre sette estromissioni di imprese sono state effettuate in altre attività di monitoraggio. Si è lavorato anche per garantire trasparenza e legalità degli appalti con la tracciabilità dei pagamenti grazie a una legge approvata per «controllare che non ci siano in subappalto o in stadi successivi inserimenti delle società mafiose». Contro le mafie però non basta l’azione di polizia. «Per espellere chi non ha le carte in regola è necessario il coinvolgimento delle imprese».

E la Moratti ricorda il Patto di integrità siglato per l’Expo per «garantire la trasparenza degli appalti pubblici» e che consente di escludere le imprese non pulite». Con Milano che «ha già riutilizzato 84 immobili sequestrati alla mafia e destinati a situazioni di disagio: anziani soli, padri separati, consorzi per attività di contrasto alla criminalità, giovani creativi».

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