Ricetta Spagna: meno tasse e lo spread crolla

Ricetta Spagna: meno tasse e lo spread crolla

Uno smash anti-crisi degno del miglior Rafael Nadal. Ieri i dirigenti del Tesoro spagnolo quasi non credevano ai loro occhi, davanti a quella ressa da Barcellona-Real Madrid. In vendita non c’erano i biglietti del clasico, ma titoli di Stato. Bonos all’asta. Risultato: sold out, un tutto esaurito tale da non riuscire ad accontentare tutte le richieste, pari a 18,5 miliardi di euro contro un’offerta di poco superiore ai 5,6 miliardi. Ma il collocamento è stato un successo pieno soprattutto per i rendimenti: quelli del titolo a tre mesi si sono schiacciati all’1,73% rispetto al 5,11 pagato in novembre; quelli a sei mesi sono crollati dal 5,22% dell’emissione precedente al 2,43%. Il governo di Mariano Rajoy, investito ieri dal Parlamento della carica di primo ministro, ha insomma messo a segno un primo set point.
Sull’esito dell’ultima asta iberica del 2011 ha infatti pesato in parte la manovra di risanamento annunciata da Rajoy, decisamente incentrata sui tagli alle spese e senza sbilanciamenti recessivi causa tasse. Un percorso contrario rispetto al cammino seguito dal governo Monti con il decreto salva-Italia. Pur dato atto dell’intenzione del Professore di procedere in un secondo tempo alle riforme riservate alla crescita economica, e pur riconoscendo che il peso del debito spagnolo è inferiore a quello italiano, il caso iberico sconfessa quanti dipingevano scenari funesti in caso di elezioni anticipate (soluzione appunto scelta dalla Spagna) nel nostro Paese.
Certo è che lo scarto tra i rendimenti dei Bot e quelli dei Bonos è ora abissale. Nell’ultima asta di titoli a sei mesi, il Tesoro italiano era stato costretto a garantire un tasso del 6,5%, quasi doppio se confrontato a ottobre. Un processo quindi inverso rispetto a quello spagnolo. È vero che l’ultimo collocamento di semestrali risale al 26 novembre, cioè prima del varo della manovra; ma è anche vero che lo scorso 12 dicembre i rendimenti dei Bot annuali hanno subìto solo una lievissima correzione al ribasso (dal 6,08 al 5,952%).
La situazione potrebbe però migliorare. All’esito favorevole dell’emissione di Bonos ha infatti contribuito anche l’ormai prossima apertura delle «aste a rubinetto» con cui, a partire da oggi, la Bce garantirà alle banche nuovi mega-finanziamenti di lunghissimo termine (a tre anni) e per una cifra illimitata. Un fiume di liquidità a tasso super-agevolato: un 1% che potrebbe essere rimodulato in caso di eventuali tagli del costo del denaro. L’obiettivo del numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, è quello di evitare un credit crunch, ovvero un restringimento del credito a imprese e famiglie che porterebbe l’Eurozona nella morsa della recessione. Lo scopo è questo, ma le banche potrebbero comunque utilizzare il denaro a basso costo per acquistare bond, i cui rendimenti sono ben superiori, contribuendo in questo modo ad allentare le tensioni sul debito sovrano.
C’è non a caso un’evidente correlazione tra l’apertura del paracadute Bce e il rally innescato ieri dai mercati, nel giorno in cui il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha annunciato che il nuovo vertice dei 27 capi di Stato e di governo europei è stato convocato per il 30 gennaio. Rassicurate dalla crescita di fiducia delle imprese tedesche, dal calo della disoccupazione negli Usa (8,6% in novembre, il punto più basso da marzo 2009) e dall’apertura di nuovi cantieri sempre negli States, le Borse europee hanno chiuso con rialzi compresi tra l’1% di Londra e il 3,1% di Francoforte, con Milano che ha portato a casa un buon +2,87%.

Bene anche Wall Street, in rialzo del 2,7% a un’ora dalla chiusura, e bene pure l’euro, risalito sopra quota 1,31 dollari. Quanto allo spread tra Btp e Bund, è sceso al 4,66% dopo aver sfiorato in il 5% (o 500 punti base). La Spagna però continua a infliggerci set point: il suo spread è di 311 punti.

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