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Il Richelieu di Scalfaro pensionato di lusso con ufficio al Quirinale

Roma. Chi l’ha detto che i titoli onorifici non costano? È una lunga e vana battaglia, quella per abolire i predicati di seicentesco retaggio. L’uso dell’«eccellenza» è stato abolito nel giugno 1945 con decreto luogotenenziale, a dimostrazione che in democrazia nessuno è al di sopra degli altri cittadini, ma anche nel terzo millennio ci si rivolge ad un presidente di Cassazione con un rispettoso «eccellenza». Anche Irene Pivetti aveva cancellato il termine «onorevole» per i rappresentanti della nazione, si rivolgeva loro con un democratico «colleghi deputati», ma il tentativo è stato lestamente archiviato da ogni suo successore alla presidenza della Camera. Così, quando l’11 maggio 2006 Carlo Azeglio Ciampi, tre giorni prima di lasciare il Quirinale a Giorgio Napolitano, nominò Gaetano Gifuni «segretario generale onorario» con tanto di decreto, tutti sorrisero pensando ad un innocuo e gratuito omaggio per chi aveva amministrato il Colle dall’avvento del pio Oscar. C’erano i presidenti emeriti, ufficiali e laureati ad honorem, passi anche questo nuovo vitalizio onorifico.
Ora s’è scoperto perché Gifuni, il Richelieu di Scalfaro e il Mazzarino di Ciampi, dovendo lasciare il Quirinale dopo 14 anni, tenesse a questo inedito riconoscimento. L’incarico comporta una dote concreta, che allora non era stata pubblicizzata. Nonostante sia pluripensionato - è stato anche segretario generale del Senato dal 1975 al 1987, ha fatto il ministro nel VII governo Fanfani, poi ancora il segretario generale del Senato sino al 1992 quando è stato chiamato al Quirinale da Scalfaro, è Consigliere di Stato dal ’92 - all’età di 77 anni Gifuni sta ancora sul Colle. Ha un ufficio in Via del Quirinale, al secondo piano del palazzotto che ospita anche l’archivio storico della presidenza della Repubblica. Un ufficio con due segretarie, servizi e confort. Compreso l’ascensore riservato.
Non se lo merita forse, un grand commis tanto amato da due presidenti emeriti e da almeno la metà dei dipendenti quirinalizi? Prima di lasciare l’incarico effettivo infatti, Gifuni ha passato di ruolo tutti i «distaccati» giunti lì durante la sua amministrazione, raddoppiando così gli effettivi, che sono adesso 2.000. Quando era arrivato, ne aveva trovati 900. Per non scontentare quanti avevano superato un regolare concorso e si sentivano un po’ umiliati dall’equiparazione con chi veniva dalle più svariate amministrazioni perché raccomandato o amico degli amici, Gifuni aveva però agganciato tutti gli stipendi, anche il suo, a quelli del Senato. Al Quirinale infatti, si guadagnava di meno. Con l’automatismo degli aumenti, ovviamente.
Altrettanto ovviamente, l’attuale amministrazione del Quirinale sta in grande affanno. Il presidente Napolitano ha dovuto limitare all'osso i distacchi e le consulenze, e il suo segretario generale Donato Marra ha provveduto a bloccare l’automatismo degli aumenti, rinunciando al turn over: ma prima che vadano in pensione i miracolati del segretario generale onorario… Ora si tagliano le spese, ma il Quirinale ci costa 240 milioni di euro, più del doppio di quanto costava all'arrivo di Gifuni e Scalfaro.

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