Riciclo d’autore Così i designer dribblano la crisi

Philippe Starck, sessantenne d'assalto, designer noto per lo spremiagrumi Juicy e per molti altri prodotti e progetti di allestimento, per gli appartamenti presidenziali dell'Eliseo di Parigi, nonché cultore dello champagne biologico, è contrario al riciclaggio. Ha infatti dichiarato: «Il riciclaggio è un’ipocrisia, un’invenzione di marketing per produrre, consumare e buttare di più, è un falso ecologico». Paradossalmente la diffusione all’interno del design contemporaneo di materiali riciclati è motivata proprio dal loro essere funzionali a una logica di consumo. In un momento in cui, a causa della crisi economica, le vendite di prodotti di fascia medio-bassa sono crollati, il design si è interrogato sulla possibilità di sopperire alla limitate capacità d’acquisto dei consumatori, ridimensionando i costi di produzione e di conseguenza il prezzo finale del prodotto. Questa reazione ai mutamenti del mercato, insieme a una coscienza ecologica che è in parte solo trendy e in parte sincera, ha fatto in modo che sia il Salone che il fuori Salone siano stati caratterizzati dal boom del riciclo, del sostenibile e dell’eco-compatibile. Il rispetto della natura, e soprattutto il riuso di materiali non proprio naturali ma riscattati della loro artificialità in una prospettiva ecologica, hanno quindi spinto i progettisti a scelte “ecologically correct”.
Anche il libro dell’architetto Massimo Josa Ghini, «Sostenibile ma bello» a cura di Massimo Corradi, che analizza dieci anni di progettualità ecologica, sostiene una tesi contraddittoria. Lasciamo ai posteri l'ardua sentenza. Quest'anno, il leitmotiv del Salone Satellite è il progetto benessere, ed i giapponesi sono sempre i più forti nella progettazione di prodotti che sintetizzano e miniaturizzano la tecnologia con leggerezza e la biocompatibilità. Anche l'austriaca Pudelsker ha utilizzato il vello delle pecore, allevate nelle valli del Tirolo, per lampade, sedie a sdraio e tappeti. Alla Statale per InterdesignEnergies sono esposti progetti realizzati, alcuni di gusto discutibile, con aziende attive nell'energia sostenibile. Nel cortile centrale dell'Ateneo milanese spicca l'opera di De Lucchi alimentata da energia Solare Enel. Invece sono molto interessanti le proposte di gruppo di giovani designer che hanno esposto il meglio del riciclaggio in un’autorimessa in via Savona (www.tuttobene). Anche Matteo Thun ha puntato sull'eco-sostenibilità e riti di convivialità. Alla Fabbrica del Vapore espone Paolo Ulian, scoperto da Enzo Mari, che rivela la sua anima di artigiano rinascimentale con una mostra monografica a cura di Beppe Finessi. I suoi prodotti sono per lo più realizzati con materiali naturali, vetro e ceramica che rispecchiano il suo pensiero di «etica del progetto» e l'idea che un prodotto di uso quotidiano contenga già altre funzioni, altri valori; l'importante è scovarli. Rossana Orlandi invita i creativi a svelare l'arte del riuso, qui l'artigianato è il riciclaggio sono di casa, meglio se è «griffato», come le tovagliette in plastica di Doriana Fuksas.
Insomma, osservando cosa si vede in giro anche nei circuiti del Fuorisalone, le tendenze sono diverse, i nuovi materiali come quelli tradizionali vanno e vengono, le protagoniste sono l'innovazione tecnologica e i processi industriali, che trasformano da sempre un’idea in prototipo adatto per la produzione seriale.

La regola del design contemporaneo è di non averne una, ma diverse, poiché la contaminazione e la versatilità sono categorie dominanti del design del nuovo secolo, rappresentato da prodotti in bilico tra classicità e innovazione, tra sostenibilità e tecnologia, tra funzionalità e oggetti d'autore, tra digitale e natura.

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