Il Village di Rho-Pero che ospiterà gli «addetti ai lavori» diventerà una casa per giovani e coppie con canoni daffitti agevolati. Duemila posti letto che nel post Expo saranno riconvertiti in unità abitative residenziali. Eredità del grande evento che Palazzo Marino si prepara ad affrontare «inventando percorsi che trasformino poi gli alberghi in offerta di edilizia temporanea» spiegano dagli uffici dellUrbanistica. Come dire: chiusi gli alberghi, gli stessi stabili potranno essere affittati più che appartamenti per le famiglie - il costo della riconversione sarebbe spropositato - in minialloggi in affitto calmierato a universitari, anziani, lavoratori in trasferta o parenti di persone ricoverate per lunghe degenze in ospedali di Milano e dintorni.
Un progetto possibile di cui il Comune deve però avere la regia: ad esempio, si potrebbe incentivare la costruzione di un albergo su aree pubbliche in zone periferiche e sottoscrivere una convenzione che successivamente al 2015 trasferisce la gestione a immobiliari sociali. Che, altrimenti detto, è lequilibrio del business tra privato e pubblico. Naturalmente, osservano da Palazzo Marino, per far sì che Expo sia anche una leva per rispondere al bisogno storico di residenze, occorre «accettare la sfida di cambiare il volto alla città».
Un cambiamento che, secondo lassessore Carlo Masseroli, Expo sa offrire: «È la grande occasione per la Milano del 2016.
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