«Ricorderemo per sempre il suo sacrificio»

«Il ricordo di Matteo rimarrà per sempre nella memoria di chi crede nella pace e nella solidarietà fra i popoli». Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non nasconde la commozione. Ne ha visti tanti, trentacinque, tornare in una bara avvolta nel tricolore e lo strazio è sempre lo stesso. Ha inviato un telegramma di cordoglio al capo di Stato maggiore dell’Esercito, Giuseppe Valotto, per una perdita «che mi ha profondamente amareggiato», e scritto alla famiglia Miotto per condividere «questo dolorosissimo momento». Così come il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in un messaggio alla famiglia ha espresso i suoi «sentimenti di affettuosa vicinanza».
Scrivono un po’ tutti. Chi con le parole del cuore, chi con le formule di circostanza. «Cara Signora Anna - comincia la lettera inviata ai Miotto dal Presidente del Veneto Luca Zaia - ho appena appreso la terribile notizia proveniente dall’Afghanistan: è un nuovo tributo di sangue che viene chiesto ad altre madri come lei affranta per un sacrificio così brutale quale quello che il Paese sta chiedendo a voi, padri e madri dei nostri giovani soldati». «Ci può essere strazio più inesorabile di quello che stanno provando in questi momenti i parenti e gli amici del nostro carissimo Matteo Miotto? - è l’interrogativo che si pone il predecessore di Zaia, Giancarlo Galan, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali - A tutti noi non resta che piangere per una morte tanto terribile quanto ingiusta, ingiusta perchè avvenuta nei giorni in cui universali dovrebbero essere i sentimenti di pace e di fratellanza». Come se l’odio ormai tenesse in conto il calendario. «Qui si può morire in ogni momento» scriveva Matteo dal fronte. Il cordoglio attraversa tutta la politica, dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al presidente del Copasir Massimo D’Alema, dal segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, al presidente della Regione Liguria Claudio Burlando: «È terribile dover piangere la morte di un ragazzo di soli 24 anni».
E come sempre c’è chi vuole andare via da quell’inferno. L’Idv che chiede il ritiro del contingente italiano in Afghanistan per bocca del suo capogruppo al Senato, Felice Belisario. E Umberto Bossi che non ha mai nascosto il suo scetticismo: «Il problema è che quelli che non tornano sono troppi. Il Paese non è contento ma se gli Stati Uniti non fossero andati in Afghanistan avremmo il terrorismo in tutta Europa. D’altronde i primi a scatenare la guerra sono stati loro con le Torri gemelle. Fai una guerra e in guerra muore della gente».

Preoccupazione condivisa anche da monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo metropolita della diocesi di Campobasso e Bojano, alla 43esima edizione della marcia nazionale della Pace, che si è svolta anche nel ricordo di Matteo Miotto: «Forse la nostra presenza in Afghanistan va rivista. Forse nelle modalità, ma va rivista». Non da soli. E sempre per difendere la pace.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica