ricordi dalla storia

2PER NON DIMENTICARE
La strage nazista

di migliaia di disabili
Negli ultimi decenni, dopo la fine della 2° Guerra Mondiale, l'Occidente si è sempre sentito in dovere di ricordare i milioni di morti, vittime della follia e della sete di potere umana. Così, quasi per scusarsi della sua indifferenza o sottovalutazione verso il «fenomeno» hitleriano, ha istituito «Il Giorno Della Memoria»; che ricorre il 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Ogni anno si organizzano convegni, dibattiti, mostre commemorative e cinematografiche, improntati maggiormente sulla tragedia ebraica. A tal proposito bisogna sottolineare che questa immane catastrofe riguardò anche altre categorie umane, come zingari, omosessuali, dissidenti politici e disabili fisici e psichici.
Mentre però si è scritto molto sull'olocausto ebraico, non si è scritto abbastanza sugli altri stermini compiuti durante la guerra. Ed ecco che è nata l'idea di fare una mostra che ricordasse la tragedia di migliaia di disabili uccisi nella Germania nazista.
Io frequento da molti anni il Presidio Riabilitativo per disabili di Genova-Prà e da sempre gli educatori hanno privilegiato una politica di socializzazione, d'integrazione col tessuto sociale, incentivando anche l'interesse dei loro utenti disabili verso i problemi del mondo contemporaneo, con letture di libri e giornali o proiezioni di film a tema.
Si è constatata una forte carenza d'informazione riguardo certi avvenimenti storici, come appunto l'olocausto dei disabili da parte del regime nazista, e da questo è scaturito il proposito di fare una mostra divulgativa, che mostrasse anche quest'altra faccia della follia del Terzo Reich.
La preparazione è stata lunga e laboriosa. Anzitutto bisognava comprendere come impostare la mostra, il materiale da cercare e raccogliere, chi se ne sarebbe occupato. Dopo vari incontri e scambi di idee, si è deciso di lavorare a piccoli gruppi, in cui ognuno ha contribuito con le sue capacità e potenzialità. Per fare ciò si è avvalsi dei mezzi informatici, di libri e saggi sull'argomento, di ausili audio-video tratti da programmi tv.
Si è deciso di schematizzare la mostra in pannelli, una trentina circa, partendo dalle correnti di pensiero eugeniste della fine del XIX secolo, mostrando poi le leggi sulla sterilizzazione in alcuni Stati Europei e negli USA, nei primi decenni del '900, passando poi alle prime normative restrittive in Germania, dopo l'ascesa di Hitler al potere. Si è continuato con la sezione dedicata alla preparazione e realizzazione dello sterminio vero e proprio. Gli ultimi pannelli sono stati dedicati ai disabili deportati nei campi di sterminio e alla resistenza.
Personalmente mi sono occupata di redigere i testi dei pannelli, dopo un'accurata scelta dei testi da leggere, studiare e riassumere. È stato sorprendente, non solo per me, scoprire come tutto era programmato, pianificato e realizzato nei minimi particolari dagli uomini della Cancelleria del Terzo Reich. Uomini come Karl Brandt, medico personale del Fuhrer, o Leonardo Conti, responsabile capo del Dipartimento del Ministero della Sanità, potevano decidere della vita di migliaia di esseri umani che non rispondevano ai canoni di bellezza e perfezione ariana.
Le prime vittime di questo genocidio furono i neonati malformati o con problemi psichici, poi si passò ai bambini più grandi e infine agli adulti, col famigerato Progetto T4, dove si sperimentò la prima camera a gas. L'invenzione di questo strumento di morte è stata del tutto fortuita. Fu Karl Brandt a dare l'idea, ispirandosi ad un incidente accadutogli con una stufa a gas. Al processo di Norimberga si giustificò dicendo che gli sembrava un modo più «umano» di morire.
È stato stupefacente, per me, scoprire con quanta accuratezza, e freddezza, veniva gestita l'operazione T4. Tutto era organizzato nei minimi dettagli: la selezione, il trasporto, la «sistemazione» nelle camere a gas e poi nei forni crematori; ogni passaggio era predisposto meticolosamente.
Si calcola che i disabili tedeschi uccisi dal Nazismo siano stati, ufficialmente, 60/70 mila ma si teme siano stati in realtà circa 300 mila.
Dopo l’esposizione genovese, che ha avuto molto successo di pubblico, l'ex onorevole Antonio Guidi ha chiesto di trasferirla a Roma e per me e i miei amici del Presidio Riabilitativo è motivo di orgoglio e soddisfazione perché il nostro obbiettivo era ed è quello di far conoscere, a più gente possibile, soprattutto ai giovani, quest'altro pezzo di Storia, semisconosciuto e dimenticato, per non obliare il sacrificio di migliaia di uomini e donne «colpevoli» solo di non essere nati sani.
Maria Pia Amico
2STORIA E POLITICA
Saper guardare avanti, ecco la vera Liberazione
Caro Direttore, la commemorazione della Liberazione dall'oppressore può essere a mio sommesso avviso unificante se le forze politiche saranno davvero capaci di guardare avanti. Come tutte le commemorazioni di date storiche anche quella del 25 aprile attiene ad un momento topico, per molti aspetti e forme valoroso e che fu il frutto di atti di coraggio e di abnegazione e inevitabilmente anche di qualche eccesso. Ma tale commemorazione può e per certi versi a mio parere dovrebbe servire anche per consentire alle forze politiche attuali di ritrovare quella reciproca legittimazione che è condizione indispensabile di sviluppo e di democrazia. Con la Prima Repubblica si volle gettare via il bambino con l'acqua sporca, senza voler troppo distinguere il grano dal loglio ed è storia. Si distrussero «le università» della politica, ovvero i partiti, per scoprire che non se ne poteva in realtà fare a meno al fine di evitare di sfornare una classe dirigente inadeguata. Adesso questi nuovi sodalizi politici, nati, come si usa dire, con vocazione maggioritaria ed in ossequio di una legittima volontà popolare di semplificazione della politica (che non è necessariamente la stessa cosa dell'efficientismo politico) trovano nelle commemorazioni storiche ripetute occasioni di legittimarsi reciprocamente. Ne hanno il dovere civico, perché la crisi finanziaria globale, il repentino mutare degli equilibri politici internazionali e non ultimo un progressivo disimpegno Internazionale degli Usa, renderanno più che mai necessaria e utile per il nostro Paese una piattaforma unitaria di valori condivisi.

I nuovi partiti si differenzieranno nelle risposte date ai problemi concreti. In questo maggiore pragmatismo politico non si può non vedere un fattore positivo per il presente e per il futuro del nostro Paese, fattore che fa ben sperare, anche un proporzionalista convinto come è il sottoscritto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica