Ricucci paga 25,6 milioni di arretrati al fisco

Ricucci paga 25,6 milioni di arretrati al fisco

da Milano

Dai campioni della moto ai «furbetti» del mattone. Così Stefano Ricucci torna suo malgrado alla ribalta. L’Agenzia delle entrate la scorsa settimana ha infatti incassato dalla Magiste International, una delle società dell’immobiliarista, un assegno di 25,6 milioni di euro per chiudere gli accertamenti tributari relativi agli anni 2001-2005. La cartella recapitata alla Magiste International riguardava gli anni dal 2001 al 2004 e prevedeva il pagamento di 38 milioni di euro, circa la metà delle somme dovuta per imposte evase, il rimanente per sanzioni e interessi. A parte è stata calcolata la quota del 2005. L’accordo ha consentito, come prevede la legge, di ridurre le sanzioni. A versare i soldi è stato il curatore fallimentare della società.
Ma per Ricucci il conto non è chiuso: rimangono aperte le contestazioni relative ad un’altra società, la Magiste Real Estate, che è attualmente in concordato fallimentare. E anche in questo caso si tratta di importi che sono significativi.
La vicenda tributaria relativa alla finanziaria di Ricucci, che aveva scelto come sede il Lussemburgo, parte dal 2005. È l’anno delle intercettazioni telefoniche collegate alla vicenda giudiziaria, aperta dai controlli della Guardia di finanza. Alla Magiste International gli ispettori delle Entrate hanno contestato il finto trasferimento all’estero della sede legale. Secondo il Fisco la società operava di fatto in Italia mentre la sede in Lussemburgo era solo un espediente per usufruire di un regime tributario più favorevole. I controlli effettuati e i riscontri hanno dimostrato che l’effettiva sede della società era in Italia, o meglio a Roma. Al curatore fallimentare di Magiste, Domenico Fazzalari, non è rimasto che chiudere la vertenza fiscale con una conciliazione giudiziale che di fatto ha riconosciuto la validità della verifica fatta dalle Entrate.
L’attività degli ispettori ha richiesto particolare attenzione sulle poste di bilancio.

Nel 2005, ad esempio, la società, dopo aver dichiarato in un primo momento un debito fiscale di 8 milioni, aveva rettificato la propria posizione con una dichiarazione integrativa in cui presentava perdite per oltre 40 milioni. L’ufficio ha annullato le perdite e calcolato un debito d’imposta di circa 1,8 milioni che poi è stato compensato con crediti vantati relativi a ritenute sui dividendi percepiti.

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