Rifiuti, in manette politici e ultras del Napoli per gli scontri a Pianura

Trentasette persone arrestate per gli incidenti di gennaio nell'area della discarica. Tra i politici fermati un consigliere e un assessore comunale

Rifiuti, in manette politici 
e ultras del Napoli 
per gli scontri a Pianura

Napoli - Quaranta indagati e 37 arresti, notificati a tifosi aderenti alle sigle più violente del tifo napoletano, ma anche a politici locali. È il bilancio dell’operazione della Digos della Questura di Napoli legata alla "rivolta" di Pianura, le manifestazioni anche violente nel quartiere napoletano a gennaio contro la realizzazione della discarica, che ora è in fase di costruzione a Chiaiano.

I politici coinvolti nell'inchiesta Nell’inchiesta risultano coinvolti il consigliere comunale Marco Nonno (An) e l’assessore comunale Giorgio Nugnes, che ha presentato al sindaco Russo Iervolino la richiesta di essere sospeso dal’incarico. Mentre Nonno, secondo il pm napoletano Antonello Ardituro, era il vero e proprio regista degli scontri a Pianura tra forze dell’ordine e presunti comitati antidiscarica. L’esponente di An, infatti, è stato intercettato a lungo nelle sue conversazioni telefoniche e il gip ha confermato l’impianto accusatorio che lo vede darsi da fare per impedire l’apertura della discarica servendosi di elementi del gruppo ultrà violenti Niss ("niente incontri, solo scontri") avendo contatti diretti con il capo di questi Dario Di Vicino. Movente del suo agire, il business della speculazione edilizia illegale nel quartiere. Nonno, infatti, si segnala anche come oppositore ai provvedimenti di abbattimento di fabbricati abusivi emessi dall’amministrazione municipale. Le intercettazioni, poi, mostrano che almeno nei primi giorni della protesta violenta, l’assessore Nugnies, che per le sue deleghe di protezione civile ne è a conoscenza, rivela a Nonno passo dopo passo la dislocazione delle forze dell’ordine, in modo che il consigliere possa a sua volta organizzare i blocchi stradali.

I reati contestati dal pm I reati contestati vanno da associazione per delinquere, a devastazione, incendio, violenza privata, danneggiamento, sequestro di persona, interruzione di pubblico servizio, tutti commessi nel gennaio 2008. Sullo sfondo, gli interessi economici sull’edilizia illegale, ma anche il controllo di un bacino elettorale che vide la contrapposizione tra Marco Nonno, e il consigliere regionale Pietro Diodato, favorevole all’apertura della discarica e a cui fu bruciata una pompa di benzina di proprietà della famiglia. Atti incendiari furono compiuti anche nella sede di quartiere di An, partito cui entrambi gli esponenti politici appartengono, e quella di Forza Italia. Durante i giorni della "rivolta", bande di ragazzi in scooter con il volto coperto vandalizzavano vetture e autobus, imponevano a commercianti di abbassare le saracinesche e pattugliavano il territorio. Roghi di cassonetti, autobus di linee pubbliche a fuoco, lanci di pietre e bombe carta contro le forze dell’ordine, erano atti quotidiani che inquietavano la protesta dei cittadini.

Gli ultras immischiati Al centro dell’inchiesta ci sono due gruppi del tifo violento per la squadra del Napoli, le "Teste matte" e i "Niss". Il primo si afferma intorno al 1987 e ha tra i suoi aderenti ultra dei Quartieri Spagnoli - dove del resto "teste matte" erano anche chiamati gli affiliati al clan che soppiantò la storica ’famiglià dei Mariano - ma anche del resto della città; il secondo è considerato una costola distaccatasi da questo, e formata soprattutto da gente del quartiere di Pianura e del limitrofo comune di Quarto. L’inchiesta, scrive la Procura, può considerarsi la terza fase di una indagine nata nel 2004 e che ha già portato all’arresto di 10 tra capi e componenti di gruppi del tifo violento (Ultras 72 e Blue Tiger) ora a processo per estorsioni alla fallita Società Calcio Napoli per avere biglietti omaggio da vendere attraverso bagarini, e poi l’anno scorso ad altri arresti per episodi analoghi. Le intercettazioni telefoniche autorizzate in questo ambito investigativo, spiega il pm Antonello Ardituro, titolare dell’inchiesta, iniziate a settembre 2007 e continuate per tutto il campionato di calcio 2007-2008, si sono concluse con il deposito con il deposito di una informativa il 14 maggio scorso, raccogliendo elementi di prova per episodi violenti legati alle partite Milano-Napoli, e, giocate al San Paolo, Napoli-Inter, Napoli-Roma e Napoli-Palermo.

Violenza e teppismo Atti di violenza e di teppismo spesso accaduti fuori dagli stadi, come quelli del 4 maggio in un’area di servizio a Montepulciano tra i tifosi del Napoli diretti a Torino e quelli della Roma in viaggio verso Genova, con l’arresto di 17 ultrà che assalirono il pullman dei romanisti o l’assalto a una vettura di tifosi della Roma il 23 settembre 2007 per il quale furono emessi 47 provvedimenti di divieto di ingresso negli stadi (Daspo). I tifosi violenti partenopei, spiega Ardituro, su muovono con le stesse modalità organizzative della camorra, come emerge dalle conversazioni telefoniche: il gruppo procura assistenza legale a chi finisce nel mirino degli inquirenti, sostegno economico alle famiglie degli arrestati, ha una gerarchia interna e usa la violenza anche per risolvere le questioni interne. Ci sono anche rapporti con altre tifoserie sul territorio nazionale, al punto che, poichè è ritenuto lesivo del codice ultras denunciare o chiedere l’intervento delle forze dell’ordine per gli scontri, i magistrati ascoltano anche una telefonata per cui un esponente della tifoseria violenta veronese si scusa con un suo "collega" napoletano perché un tifoso scaligero aveva denunciato Vincenzo Grassi, arrestato oggi, per un pestaggio subito in un’area di servizio il 5 maggio 2007.

A questa indagine a gennaio si sovrappone quella per le devastazioni compiute a Pianura in quello che la Procura definisce "un inquietante intreccio di interessi e protagonisti di matrice politica, economica, criminale e della tifoseria violenta". 

 

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