Rifondazione apre la crisi nell’Unione: «Fuori i folliniani»

Caos in Regione su Italia di Mezzo Nesci a Burlando: «Non entri in maggioranza» Ma Broglia firma il documento del centrosinistra

Rifondazione apre  la crisi nell’Unione:  «Fuori i folliniani»

Voleva chiamare «ma non ho avuto il tempo». Così ha scritto un sms, domenica sera: «Oggi alle 12 presento il mio ingresso nell’Italia di Mezzo di Follini. Mi servirà a rafforzare la zoppicante maggioranza a Sanremo e anche la presenza dei moderati a Genova. Ma tu sarai sempre il “mio” assessore e non tradirò mai il pres.». Firmato: «Gigio». Quel messaggio sul suo cellulare, l’assessore al Bilancio della Regione G.B. Pittaluga lo ha salvato a perenne memoria di un tradimento «senza neppure una telefonata». Gigio sta per Luigi, Patrone, che era capogruppo di Gente della Liguria, la lista che, guidata da Pittaluga, sostenne «il pres», e cioè il presidente, Claudio Burlando, e che due giorni fa se n’è fuggito con Fabio Broglia, che a sua volta ha lasciato l’Udc, per abbracciare il progetto politico di superamento dei due poli verso un bipolarismo di centro voluto da Marco Follini. Fuggito, Gigio Patrone, incurante dell’esser seduto in consiglio regionale mica per esser stato eletto a furor di popolo, ma per esser stato inserito, grazie a Pittaluga, nel listino del pres.
«Per fortuna l’ho saputo per vie traverse e in anticipo, qualcuno mi aveva informato di una riunione fra Patrone e Broglia ad Acqui martedì scorso - racconta Pittaluga -. Dico per fortuna perché altrimenti tutti avrebbero imputato a me di essere l’ispiratore di quell’operazione». La quale operazione, invece, dicono i maligni che serva a Patrone per sdoganarsi dal centrosinistra, per poter passare all’Udc alle Europee del 2009. Comunque, è l’unico tono acido che si conceda Pittaluga, perché per il resto: «Ci si arrabbia solo quando si giudica importante un tradimento». Tiè. Di fatto ieri, il giorno dopo il grande annuncio, in consiglio regionale è successo di tutto. La Margherita a gongolare, con Massimiliano Costa il vicepresidente della Regione: «Il centro del centrosinistra ha un voto in più, quello di Broglia». E Rifondazione a indiavolarsi, con Marco Nesci il capogruppo: «Broglia e Patrone sono incompatibili con la maggioranza, Burlando deve sbatterli fuori». Trattasi di richiesta formale che promette crisi. Perché Rifondazione alle parole farà seguire i fatti: «Chiederemo a Burlando di riconfermare il programma dell’Unione con cui siamo stati eletti, e di formalizzare che il gruppo Italia di Mezzo non potrà partecipare alle riunioni di maggioranza». Perché, uno: «Un movimento che vuole il superamento dei due schieramenti è incompatibile con ogni schieramento». E due: «Il loro obiettivo è rafforzare i moderati dell’Unione, e a noi non sta bene», ovvio, come è ovvio che stia invece più che bene alla Margherita. La prova della vitaccia cui si prepara il centrosinistra si è avuta subito, ieri. Si parlava di Terzo valico, l’opposizione ad accusare Burlando di aver chinato il capo di fronte allo stop imposto dal governo, Ds e Margherita a difendere l’operato della giunta, Rifondazione e Verdi a festeggiare, che loro il treno veloce non lo hanno mai voluto. Alla fine maggioranza e opposizione hanno presentato due due ordini del giorno, il primo di tre righe per impegnare la Regione a impegnare il Governo a impegnarsi a fare l’opera. Il secondo di una pagina per invitare la giunta anche a protestare con il governo per il colpo di mano senza neppure avvertire e a reinserire i finanziamenti dei privati fra le possibili vie per realizzare il treno veloce. Broglia, con Patrone, ha sottoscritto il documento della maggioranza.
Apriti cielo. «Questo è l’ingresso ufficiale di Broglia in maggioranza» se la rideva Franco Orsi di Forza Italia, «Falso, Broglia non è in maggioranza» replicava feroce Nesci, «Bene, allora questo è l’ingresso ufficiale di Broglia in maggioranza e Nesci non è d’accordo» ironizzava ancora Orsi, «Ma su colleghi - cercava invano di fare chiarezza Mino Ronzitti il presidente dell’assemblea -, per ora il gruppo sta in mezzo», «io mi domando come sia possibile che Broglia non condivida il nostro ordine del giorno, ma già che lui è campione di salto con l’asta» mordeva Luigi Morgillo il capogruppo di Forza Italia, «Broglia è un uomo di mezzo, pardon, delle terre di mezzo» ringhiava Gianni Plinio il capogruppo di An. È finita con l’opposizione che non ha partecipato al voto e con la maggioranza che s’è approvata l’ordine del giorno da sola ma senza i voti di Verdi e Rifondazione.
Lui, Broglia, non ha fatto una piega, anzi: «Sono rammaricato per la mancata unitarietà che il consiglio avrebbe potuto raggiungere su un’opera che non è di destra o di sinistra.

Ancora una volta ci siamo trovati di fronte a una minoranza che non vuol assumersi le responsabilità». Quanto a Patrone, per lui «non è cambiato niente: io sono in maggioranza come ieri e come l’altroieri, e la mia avversione per Rifondazione esiste ora come esisteva prima». Ecco, appunto.

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