In Rifondazione dopo la caduta volano gli stracci

Il commissario: «Chi mi critica è seduto su ricche poltrone». Il segretario: «Si vergogni e se ne vada»

Il commissario della Federazione genovese di Rifondazione comunista, Mirko Lombardi, non ha altra scelta che seguire l’esempio del gruppo dirigente nazionale del partito: dare le dimissioni. Subito. Lo chiede, con il suo stile solitamente pacato, ma risoluto, il segretario regionale di Prc, Giacomo Conti, dopo essere stato chiamato pesantemente in causa da Lombardi in una nota in cui, fra l’altro, viene censurata «la scelta di alcuni, in campagna elettorale, di chiamarsi fuori e di attaccare, da comode e remunerate postazioni, pubblicamente, i gruppi dirigenti nazionali, o addirittura di non votare la Sinistra Arcobaleno». Più che un larvato riferimento, pare l’identikit del consigliere regionale Marco Nesci e dello stesso Conti, che si era opposto, anche con cinque giorni di sciopero della fame, alla decisione del vertice di Rifondazione di inserire in cima alla lista, al posto dei candidati liguri, i «paracadutati» da altre regioni.
Non basta: Lombardi, a sua volta «paracadutato» commissario in Liguria e accusato di non essersi sprecato troppo a frequentare la sede e gli iscritti, ha insistito nel bollare quegli «atteggiamenti che ci hanno reso ancor meno credibili agli occhi della nostra gente», tanto che riesce «difficile immaginare un’analisi della sconfitta fatta da coloro che non hanno fatto nulla per evitarla, ed anzi vi hanno contribuito». Accuse che Conti rispedisce al mittente: «E pensare che l’esordio della nota del commissario - attacca Conti - è intonato al buonismo veltroniano, almeno laddove accenna ad avviare una riflessione feconda, plurale e articolata, estranea alla logica del regolamento di conti e della ricerca del capro espiatorio». Peccato che, subito dopo, aggiunge il segretario regionale di Prc, Lombardi si lanci in giudizi e denunce totalmente ingiustificate, «in particolare quando fa riferimento a comode e remunerate postazioni, che non corrispondono per niente alla realtà e sconfinano nell’offesa gratuita». Del resto, non è che le considerazioni di Lombardi raccolgano l’adesione entusiasta della base, tutt’altro: «L’altra sera - sottolinea Conti - lui è riuscito a riunire solo i rappresentanti di 3 dei 20 circoli di Rifondazione. Gli altri si sono autoconvocati a parte, e hanno deciso di avviare la ripresa del tesseramento, precedentemente impedita e negata dal commissario, preparando nel modo più trasparente il congresso». Come dire: il commissario, in sostanza, è già sconfessato. Per questo deve trarne le opportune conseguenze: andarsene.
«È perfettamente inutile - aggiunge Conti - che Lombardi si perda in analisi ingiuriose. È lui, se mai, che si porta addosso pesanti responsabilità per quanto è successo. Ecco perché mi sento di consigliare le sue dimissioni, condizione per dare il via alla costituzione di un nuovo gruppo dirigente in grado di gestire la fase congressuale». L’analisi politica si allarga al futuro del partito: «C’era prima e c’è ancora adesso - ribadisce il segretario regionale di Rifondazione - la proposta del partito unico della sinistra che prevede lo scioglimento dei partiti attuali. Si tratta di una decisione legittima solo se confortata dal congresso.

Lombardi, in questi mesi, ha praticato lo scioglimento di Rifondazione. Ma ora - conclude Conti - non voglio assolutamente entrare in polemica con lui e col gruppo dirigente nazionale responsabile dell’esito delle elezioni. Meglio pensare al futuro. Correttamente, in sede congressuale».

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