da Roma
È una forma di battaglia politica estrema, certo. Molto paradossale, sicuramente; ma anche terribilmente efficace. E così Rifondazione parte allattacco di Walter Veltroni, sulle Unioni civili, usando contro di lui le parole di... Walter Veltroni. E, in subordine, ricorrendo a quelle del suo vice, la cattolicissima Maria Pia Garavaglia. Possibile? A quanto pare sì, visto che i consiglieri neocomunisti, in Campidoglio - dopo le estenuanti polemiche di questo mese sulla delibera di iniziativa popolare che la giunta e il Pd non vogliono più votare - hanno avuto una pensata da Oscar: presentare due emandamenti a una delibera iscritta allordine del giorno dei lavori che comporta listituzione dei registri delle Unioni civili (aperte, anche in questo caso, agli omosessuali). Dettaglio non irrilevante: i due emendamenti sono scritti con citazioni letterali del sindaco e del suo vice.
Il che (dopo la presentazione, che è stata formalizzata ieri mattina) adesso aprirà un paradosso non da poco: perchè la sinistra radicale vuole votare subito sui testi, il centrodestra è ovviamente daccordo (se non altro «per vedere leffetto che fa» alla Enzo Jannacci) e invece il Pd - ovviamente - si troverà in un bel pasticcio: o dire no (perdendo la faccia) o dire sì (perdendo lentente cordiale con il Vaticano guadagnato con tanta fatica negli ultimi giorni). Tutta la vicenda, pare un piccolo giallo kafkiano, e merita di essere ricapitolata nella sua complessa genesi. Si parte dal programma elettorale di Veltroni, dove listituzione delle Unioni civili era prevista in forma esplicita (a pagina 32) nel paragrafo intitolato «la città delle pari Opportunità». Quel testo recitava: In tutti i regolamenti del Comune su queste materie si dovrà fare riferimento alle famiglie anagraficamente conviventi, prendendo atto così delle forme liberamente adottate dai cittadini e dalle cittadine - si leggeva nel programma - per la scelta di convivenza e registrazione anagrafica. Però, due anni dopo questo programma, Veltroni scende in campo come leader nazionale, e non codifica più limpegno elettorale. Per pungolarlo, Rifondazione, Verdi, Pdci e molte associazioni omosessuali e progressiste raccolgono 10 mila firme (il doppio del minimo necessario!) su una delibera di iniziativa popolare che introduca il registro (sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali). Il termine previsto per la discussione del testo sarebbe dovuto scadere il 2 ottobre. Ma un nuovo testo (che recepisce anche quello predisposto da Silvio Di Francia, assessore alla cultura di Veltroni), anche se condiviso da tutta la maggioranza tranne che dallUdeur, non viene messo in votazione. Seguono mediazioni e contromediazioni. Si arriva a un nuovo testo preparato dalla Garavaglia, incaricata di mediare dallo stesso sindaco. Anche quella bozza, però, viene clamorosamente accantonata. Quando? Dopo un editoriale di fuoco di Avvenire, e dopo un incontro tra Veltroni e il cardinal Bertone: il sindaco accantona la delibera e propone un ordine del giorno (che però non è impegnativo). A questo punto Pdci Verdi, Rifondazione e Sinistra democratica mettono a punto il loro piano demergenza. Presentano loro un nuovo articolato, e due emendamenti che recuperano il testo «abbandonato» della Garavaglia e persino le parole di Veltroni (quando diceva: «La società ha registrato negli anni mutazioni dei comportamenti, nelle abitudini interpersonali, nei modi di pensare e praticare i rapporti familiari e di coppia, che si sono espresse anche in forma di convivenza varia e non istituzionalizzata»). La bozza Garavaglia era ancora più esplicita: «Liscrizione può essere richiesta da due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite la reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente».
Apriti cielo: Riccardo Milana e Pino Battaglia, segretario e capogruppo del Pd a Roma definiscono lemendamento «Una provocazione». Ma come potrebbero giustificare un eventuale voto contro? Spiega Adriana Spera, consigliera di Rifondazione: «A quanto mi hanno detto, se passa quel testo, le gerarachie ecclesiastiche toglieranno il loro sostegno al Pd fin dalle prossime provinciali». E aggiunge Massimiliano Smeriglio, segretario di Rifondazione che fu il regista dellaccordo con Veltroni, e che ora è il grande «competitore» del leader del Pd: «Il nostro testo è molto più soft di quello che avevano preparato loro. Ma adesso vogliamo che il Pd si assuma le proprie responsabilità di fronte ai propri elettori, alla città e al Paese.
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