Rifondazione contro Veltroni e Rutelli: ora basta, destabilizzano il governo

Giordano: non si capisce a che titolo il leader dl sia vicepremier. Rizzo (Pdci) invoca la piazza. Nel Partito democratico rissa continua sulle regole del voto

da Luogo

Ci mancherebbe. Ci mancherebbe altro che il sospetto reciproco mini le fondamenta del Partito democratico, e trascini dietro di se il governo paradossalmente denominatosi «dell’Unione».
Macché o, meglio, checché, come avrebbe detto Totò. «Nessuno di noi sospetta congiure di Veltroni per sostituire Prodi in corsa», si ribella Franco Monaco, pasdaràn prodiano. E i problemi tra Romano e Walter, che hanno richiesto un appiccicoso-complimentoso faccia a faccia a Palazzo Chigi? «I giornali dicono che è andato tutto bene, che sono tutti e due molto contenti... e va bene così. Ci mancherebbe altro che ci fossero problemi tra il presidente attuale del processo costituente del Pd e il candidato alla segreteria», si contenta Rosy Bindi, candidata superprodiana lanciata tra le ruote di Superwalter.
Considerato che il vis-à-vis di Palazzo Chigi una volta tanto ha scongiurato la presenza di testimoni scomodi, l’attendibilità delle cronache che rassicurano la Bindi è tutta da dimostrare. Romano avrebbe nientepopodimeno rassicurato che «non fa il tifo per la Bindi» e che «resterà super partes». Walter dal canto suo avrebbe sussurrato teneramente «senza te mai andrò...». Il fatto è che nelle cose che si vedono e si sentono i prodromi di una crisi e di un rimescolamento generale ci sono già tutti. la dis-Unione regna sovrana, e non tanto e non solo per l’attesa riassegnazione di pesi e contrappesi all’interno del Pd. Lo sfaldamento è sotto gli occhi di tutti, e non sarà certo tenuto a bada dagli incontri e dalle cene che il premier sta tenendo in questi giorni con i suoi deuteragonisti (D’Alema, Rutelli e Padoa-Schioppa).
In uno scenario così sfilacciato, la finanziaria si appresta a portare il proprio carico dirompente sul carrettino allo sbando. E la «solidarietà di coalizione» (ma come poter usare ancora un termine così desueto?) trova così Francesco Rutelli ormai pronto a costituire le sue «liste di coraggiosi» di sostegno a Veltroni in almeno cinque regioni, per tirare Walter sempre più verso le tesi confindustriali di Luca di Montezemolo. E, sul versante opposto, Rifondazione comunista pronta a farsi paladina (volente o nolente) delle intere istanze di una sinistra radicale che l’ultrademocratico Umberto Ranieri scaricherebbe già domattina, visto che il suo «oltranzismo determina problemi di tale portata» che ormai «è difficile proseguire». E più o meno lo stesso aveva esclamato il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, nella camera ardente di Bruno Trentin, a proposito di Prodi, che «pure lui certo non aiuta...». Ieri il leader spirituale di Rifondazione ha bacchettato la linea programmatica veltroniana (presumibilmente la futura rotta seguita dal governo Prodi, avvicendamento o meno) ricordano come Walter accetta l’«idea che nella società contemporanea evaporino i riferimenti ai valori sociali». Ovviamente, nel frattempo, il segretario prc Giordano aveva già accusato Rutelli di «destabilizzare il governo e non si capisce a che titolo faccia il vicepremier».

E minacciando una «ridiscussione anche della composizione del governo», inevitabilmente «tra Montezemolo e Veltroni», meglio preparare una «mobilitazione d’autunno», come proclama il comunista Marco Rizzo.
Come sorprendersi, allora, che i socialisti Boselli e Villetti reclamino un

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