nostro inviato a Bologna
L'impegno di Franco Giordano è encomiabile: in una affollatissima saletta al primo piano del bar La Linea, ritrovo abituale dei movimenti sotto le Due Torri, cerca di spiegare che «il caso Bologna non è un caso nazionale ma una faccenda locale». Insomma, lo scontro tra Rifondazione e Cofferati non avrà ripercussioni sulla costruzione dell'Unione anche se dovesse sfociare nell'uscita dalla giunta attuale. «Noi governiamo benissimo in tante parti d'Italia - dice il capo dei deputati comunisti -. Molte amministrazioni affrontano i temi del disagio sociale e dell'accoglienza agli immigrati senza le ruspe, come per esempio a Roma, Napoli, Bari. Veltroni discute con i rom, li ascolta e mette a punto con il loro consenso altre ipotesi. La Iervolino acquista un centro sociale e così costruisce un rapporto con i movimenti. Emiliano si rifiuta di aprire un altro centro di permanenza temporanea perché sarebbe un nuovo lager. Qui a Bologna, invece, la legalità viene affrontata solo in chiave repressiva».
Eppure basterebbe la dichiarazione di Romano Prodi per smentire Giordano. Se si scomoda lui, vuol dire che Bologna è un caso nazionale ed è pure serio. «È sicuramente una situazione da non sottovalutare - dice il Professore - ma che denuncia situazioni e problemi le cui responsabilità hanno radici lontane nel passato. La mia opinione è che si debba operare per l'assoluto rispetto per la legalità, in quanto proprio la legalità è essenziale per la tutela dei legittimi interessi delle fasce più deboli della società».
Ma tra riformisti e Rifondazione le divergenze sono e saranno inevitabili. Lo ha ripetuto lo stesso Giordano che ha difeso certe forme di illegalità. «Nella mia regione, la Puglia - ha raccontato - i braccianti della Cgil hanno occupato le terre per sottrarle al latifondo. I senza casa occupano gli alloggi disabitati. Benvenuta questa illegalità. L'onorevole Benvenuto mi ha ricordato che la Fiom organizzava l'ingresso nelle fabbriche quando era vietato. Sono scattate migliaia di denunce, migliaia di processi e si è data origine a un nuovo diritto».
Lo scontro con Cofferati resta dunque apertissimo. «Invece che prendersela con i clandestini e mandare le ruspe e abbattere le baracche dove abitano, bisognerebbe eliminare il mercato nero degli affitti e colpire gli speculatori.
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