Cominciano a farsi più concrete le proposte di riforme relative al sistema pensionistico, che dovrebbero venire dall'esecutivo. Allo studio diverse misure, tra le quali spuntano un adeguamento della pensione di anzianità e il blocco dell'inflazione.
Pensioni di anzianità
Sarebbe allo studio un aumento della soglia minima d'età dopo la quale è possibile chiedere il pensionamento per anzianità. Attualmente per avere diritto alla pensione sono necessari 40 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. Il minimo dovrebbe, secondo indiscrezioni, raggiungere i 41 o i 43 anni di contributi.
Adeguamento età pensionabile
L'aumento dell'eta per la pensione potrebbe riguardare anche la pensione di vecchiaia per le donne impiegate nel settore privato. Secondo fonti tecniche del Governo si starebbe studiando un percorso accelerato rispetto a quello attuale, che partendo dal 2014 dovrebbe far raggiungere i 65 anni nel 2026. La nuova ipotesi di adeguamento dell'età (che equiparerebbe il settore maschile a quello femminile) potrebbe partire già l'anno prossimo per concludersi nel 2016, o al massimo nel 2020.
Blocco dell'inflazione
Tra le misure più controverse allo studio il blocco dell'inflazione, ovvero dell'adeguamento della pensione al costo della vita. Sarebbe in previsione una scala proporzionale per gli assegni più alti, fatta esclusione per le pensioni basse. Dalla misura arriverebbero nelle casse del Tesoro 5, 6 miliardi di euro.
Aliquote per gli autonomi
L'esecutivo mira anche alla riduzione delle disparità tra le aliquote contributive. Si ipotizza un aumento delle aliquote per gli autonomi, oggi ferme al 20-21%, a fronti di un 33% dell'aliquota dei lavoratori dipendenti. L'aumento per gli autonomi potrebbe riguardare uno o due punti percentuali, manovra che porterebbe all'Inps 1,2 miliardi di euro.
Vitalizi dei parlamentari
Una parte delle misure riguarderebbe anche la classe politica.Dall'anno prossimo la modifica alle pensioni potrebbe infatti interessare anche i vitalizi dei politici. I parlamentari con alle spalle un'unica legislatura potranno andare in pensione solo dopo aver compiuto i 65 anni. Per i vitalizi entrerà poi in vigore il il calcolo dei contributi già valido per tutte le altre categorie di lavoratori. Il sistema riguarderà però solo deputati e senatori che entreranno in Parlamento dopo la data d'inizio del provvedimento, l'1 gennaio 2012 e col meccanismo dei ratei per quanti siano invece attualmente eletti.
Sempre dalla stessa data i parlamentari senza più un mandato potranno percepire la pensione non prima dei 60 anni, se avranno alle spalle più di un'intera legislatura e al compimento dei 65 anni, se reduci da una sola legislatura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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