Politica

La riforma messa alla gogna

Conosciamo Sabino Cassese da quasi venti anni e mai avremmo immaginato di leggere in un suo editoriale come quello pubblicato sul Corriere della sera concetti che farebbero rabbrividire uno studente al primo anno del corso di laurea in giurisprudenza o in scienze politiche. Dal momento che Cassese è uomo di indubbia cultura, è segno che questa volta l'appartenenza politica ha fatto strage della sua dottrina. Nel tentativo di demonizzare il sistema proporzionale, Cassese sottolinea 5 suoi gravi difetti che non ci sarebbero nel sistema maggioritario. I difetti del proporzionale secondo la nuova dottrina di Cassese sarebbero: 1) il ritorno del protagonismo dei partiti e la loro scelta dei parlamentari; 2) il ritorno al Parlamento della scelta del governo che la legge maggioritaria aveva, invece, trasferito al popolo; 3) la forte litigiosità dei partiti in un sistema proporzionale; 4) l'arresto del processo di semplificazione del sistema politico; 5) l'aumento del numero dei partiti. Vediamoli uno per uno questi concetti del Cassese-pensiero partendo da una iniziale domanda di fondo a proposito del protagonismo dei partiti. Quale tipo di democrazia ha in testa il professor Cassese? Abbiamo capito che la democrazia dei partiti gli fa quasi schifo, ma allora chi dovrebbe sostituire i partiti, i loro programmi, le scelte dei candidati? Forse le lobbies, i direttori dei più grandi giornali, la conferenza dei rettori o quale altra istituzione o forza associata, occulta o meno che sia? Aspettiamo risposta non senza ricordare prima che il ruolo dei partiti è previsto nella Costituzione e che le istituzioni democratiche, sotto tutte le latitudini, se non sono innervate da forze politiche diventano organismi burocratici ed autoreferenziali. Ed infine nell'attuale sistema maggioritario chi è che sceglie i candidati nei collegi uninominali e nelle liste bloccate dalla quota proporzionale? Forse Cassese non sa che a scegliere oggi i candidati sono nove persone nel centro sinistra e altrettante nel centro destra, non le direzioni nazionali dei rispettivi partiti. Siamo, insomma, caduti in un sistema oligarchico che forse piace al professor Cassese. A noi no! Andiamo al punto due. Finalmente abbiamo capito quali sono gli ambienti culturali che hanno introdotto nelle vene del Paese il veleno del peronismo. Cassese, infatti, dice che con la legge del '93 il popolo sceglieva chi lo avrebbe governato mentre con il proporzionale la parola passa al Parlamento. Questa è una bugia vera e propria perché non solo nella precedente legislatura ci furono 4 governi e 3 Presidenti del Consiglio (Prodi, D'Alema ed Amato), il che non è uno scandalo per quanto ci riguarda, ma la nuova legge proporzionale ripropone la coalizione e addirittura gli dà un premio di maggioranza. Per noi la coalizione votata dall'elettore è un obbrobrio democratico ed infatti non esiste in nessuna altra democrazia al mondo. Se si vuole che il popolo elegga direttamente il capo del governo, si scelga allora il sistema presidenziale che è l'unica alternativa vera alla democrazia parlamentare nella quale, invece, il Primo ministro deve avere la fiducia della maggioranza dei parlamentari. Tertium non datur. Ovvero la terza via in questo caso c'è ed è quella peronista che ripudia il Parlamento, luogo di intrighi e di intrallazzi e cerca il dialogo direttamente con il popolo. È questa la strada che predilige Cassese, una strada lo ripetiamo, che non esiste in nessuna democrazia al mondo perché ovunque, anche nei sistemi presidenziali, il ruolo e la libertà del Parlamento sono sacri. Terzo punto. Se i partiti ed i rispettivi gruppi parlamentari si alleano liberamente tra loro senza avere sulla propria testa la spada di Damocle dei collegi sicuri da attribuire, saranno meno litigiosi perché prevarrà la politica e nessuno può ricattare nessuno, perché ciascuno varrà per quanti voti prenderà. D'altronde i litigi nei due attuali schieramenti ne sono la dimostrazione lampante. Quarto e quinto punto assieme. Dice Cassese che con il proporzionale si arresta il processo di semplificazione politica ed il numero dei partiti aumenta. È vero l'esatto contrario. Nella prima Repubblica i partiti erano dieci e ora sono venti. Nella prima Repubblica c'erano i grandi partiti di massa ed i primi due partiti, come in Germania, rappresentavano i due terzi del Paese. Oggi i primi due partiti a stento superano il 40% e il sistema politico italiano è diventato il mondo di Lilliput. Questa legge proporzionale, a nostro giudizio, due difetti li ha e sono la mancanza di preferenze e quella coalizione che tanto piace a Cassese. Ciò nonostante di fronte all'attuale sistema maggioritario è un voltar pagina perché avvia un processo di ricomposizione culturale e politica dopo la sbornia frantumatrice del maggioritario e potremo, così, sperare di avere in Italia, come in Europa, grandi partiti di massa. Si passa, insomma, dal personalismo e dal «negozio» tra gli oligarchi, al confronto tra i partiti che dovranno inevitabilmente democratizzarsi perché nel proporzionale tutte le energie presenti in ciascun partito sono necessarie. Ci pensino, allora, Cassese e l'intero centro-sinistra, perché senza questo ritorno alla libertà e alla democrazia dei partiti e nei partiti, l'Italia non riprenderà mai la via dello sviluppo e della modernità.

E come la storia ci insegna, il declino di un Paese inizia con il declino del suo sistema politico.

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