Riforma della tv, ora l’Unione torna alla carica

Il governo: subito dopo la Finanziaria, le Camere approvino legge sulla Rai e riassetto dell’emittenza

da Roma

E adesso avanti a tutto gas sul riordino del sistema televisivo. «Su questo punto - racconta Paolo Ferrero - il Consiglio dei ministri si è espresso in maniera unanime. È una cosa positiva, la riforma va accelerata». Il ddl Gentiloni è quindi già in rampa di lancio: il governo, che lo considera «una priorità», cercherà di farlo partire a gennaio, dopo l’approvazione definitiva della Finanziaria. Vannino Chiti, ministro dei rapporti con il Parlamento, ha il compito di ottenere una veloce calendarizzazione del testo. Un’altra zeppa al dialogo Berlusconi-Veltroni, dopo l’uscita delle intercettazioni? No, assicurano da Palazzo Chigi, «nessun ostacolo, anzi noi auspichiamo che le riforme si facciano e in tempi brevi, anche se non esistono riforme di serie A e di serie B».
In realtà il caso Rai-Mediset e il rilancio delle leggi sul sistema tv sembrano quasi due cose fatte apposta per bloccare sul nascere il disgelo tra i poli. «Il governo - spiega il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni - intende accelerare su entrambi i testi, sia su quello della riforma della Rai che su quello del pluralismo televisivo. I tempi ovviamente li decide il Parlamento nella sua sovranità. Dopo la Finanziaria e la pausa natalizia, alla ripresa dei lavori, indicheremo il riassetto del sistema come una priorità, mentre la riforma Rai, attualmente al Senato, verrà discussa già la prossima settimana». Sul testo pesano già però 1.415 emendamenti.
«Il riordino del sistema tv - aggiungono fonti di Palazzo Chigi - è da sempre ai primi posti nell’agenda. Romano Prodi lo ha ribadito in tempi non sospetti in un colloquio con un quotidiano tedesco. Non a caso i giornali stranieri, quando intervistano il premier, fanno sempre domande sul sistema dell’informazione in Italia e sul conflitto d’interessi». E mentre il governo invita l’opposizione al dialogo, Oliviero Diliberto considera il ddl Gentiloni «acqua fresca rispetto a quanto sarebbe necessario» e chiede a quelli che nel centrodestra «non vogliono morire berlusconiani di collaborare per inasprire il testo».
L’ala sinistra della maggioranza, quella che più ha da perdere da un’intesa tra Berlusconi e Prodi, tiene alta la tensione. basta sentire che cosa ne pensa Fausto Bertinotti della vicenda Rai-Mediaset: «Sono emersi degli elementi che non ci consentono di non rifletterci sopra. Si faccia un’indagine e si appuri assolutamente la verità». Anche un’inchiesta parlamentare? «Se sarà efficace, perché no? - risponde il presidente della Camera - Non mi interessa il colore del gatto, purché prenda il topo. Il problema è quello di fare chiarezza, un elemento di verità davvero condivisa, perché si tratta di un ganglio vitale della democrazia moderna. Si tratta infatti da verificare se il ruolo pubblico della Rai è stato manomesso, come pare, oppure no».

Quanto alle riforme, bene ma «la legge elettorale non può nascere dalla trattativa di due soli partiti».
Più prudente Franco Marini: «Il presunto patto Rai-Mediaset lederebbe l’interesse dei cittadini, però prima di giudicare aspettiamo notizie certe».

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