Riforme costituzionali, ora tocca ai Responsabili

RomaPrima Remigio Ceroni, con la sua idea di ritoccare l’articolo uno della Costituzione per «ristabilire la centralità del Parlamento» e ripararlo così dalle «ingerenze» di magistratura, Consulta e Quirinale. Adesso il capogruppo di Iniziativa responsabile Luciano Sardelli, che propone di cambiare l’articolo 94 introducendo nel sistema la «sfiducia costruttiva»: chi vuole far cadere un governo deve «indicare un successore. In soldoni, deve avere un’alternativa. «È una riforma - spiega Sardelli - che andrebbe fatta prima ancora della legge elettorale. La nostra logica è quella di assicurare la stabilità del Paese».
Questo gran fermento riformistico del centrodestra viene visto da Silvio Berlusconi con un misto di interesse e di prudenza. «Sono iniziative giuste - commenta il Cavaliere ricevendo a Palazzo Grazioli il capo di Ir Domenico Scilipoti - ma andrebbero coordinate meglio per evitare che vengano strumentalizzate». È successo a Ceroni, che ha toccato l’architrave della Carta e si è preso a caldo le critiche pure del Pdl. «In questo clima c’è la gara a chi la spara più grossa», ha detto Beppe Pisanu. Maurizio Lupi ha invitato «ad affrontare problemi più seri», mentre Osvaldo Napoli l’ha paragonato al Truman-show.
Giudizi che il premier sostanzialmente condivide: «Ci siamo segnati un autogol». Ma Berlusconi non vuole condannare il deputato marchigiano, l’idea in assoluto non è sbagliata e «il lavoro parlamentare è anche questo». Migliorare la Costituzione per il Cav è un’operazione assolutamente «legittima» e in certi casi addirittura «necessaria», visti i tanti anni che sono passati dalla sua stesura. Però serve accortezza evitando di provocare «controproducenti» polveroni: «Per le riforme di ampio respiro bisogna cercare di coinvolgere tutti, anche l’opposizione».
E basta con le azioni isolate, come racconta Fabrizio Cicchitto. Quella di Ceroni è «un’iniziativa personale» non riconosciuta dal gruppo e dal partito», ma nella riforma dell’articolo uno «non c’è nulla di eversivo». Dunque, nessuna ispirazione ma nemmeno nessuna vergogna. «Riteniamo del tutto impropria la formulazione della proposta di legge - dice il presidente dei deputati del Pdl - ma è stato creato ad arte un caso sull’iniziativa personale di un singolo parlamentare. L’espressione “centralità del Parlamento” fu coniata negli anni settanta da Pietro Ingrao e fatta propria dal Pci. Provocò certamente dibattiti ma non scandalo. L’esistenza dei due pesi e della due misure è ormai clamorosa». E Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl a Palazzo Madama, parla di «una strumentalizzazione degna di un regime antiliberale».
In questo quadro la proposta dei Responsabili, al di là delle intenzioni, rischia di aumentare la confusione e polemiche. «L’Italia - scrive Sardelli nella sua relazione - non si può permettere di continuare ad essere in balia di un istituto costituzionale che consente all’opposizione, a qualsiasi schieramento essa appartenga, di paralizzare o ritardare l’azione del governo proponendo esclusivamente la sfiducia senza prospettare un’alternativa». Il voto contrario, si legge nel testo, a una legge del governo non comporta dimissioni automatiche. Per mandarlo a casa serve, appunto, la sfiducia costruttiva: la mozione deve essere firmata da un terzo dei componenti di ciascuna Camera e che può essere discussa solo dopo tre giorni.


Il Cav apprezza l’intento di Ir e ringrazia Scilipoti che gli porta una sua proposta di legge per limitare gli effetti processuali delle intercettazioni. Anche su questo punto, dice, come sulle grandi riforme, servirebbe una discussione di ampio respiro, «senza steccati».

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