Rifugiati di via Lecco in Centrale «Vogliamo andare in viale Piceno»

Maiolo: la delibera è solo slittata a lunedì per motivi di sicurezza. Chi manifesta non è detto che avrà il posto

Rifugiati di via Lecco in Centrale «Vogliamo andare in viale Piceno»

Gianandrea Zagato

I supporter dei centri sociali forniscono loro viveri e coperte per la notte. E loro garantiscono che da lì non se ne andranno fin quando non gli sarà dato un tetto sulla testa. Sono quei sessanta e più immigrati sudanesi che, sgomberati alla fine di dicembre dell’anno scorso dallo stabile occupato illegalmente in via Lecco, a due passi da piazza della Repubblica, il Comune di Milano aveva ospitato in una struttura di viale Ortles. E che ieri sera, a sorpresa, hanno occupato lo spazio di piazza Duca d’Aosta antistante la Stazione Centrale.
Protesta «ad oltranza» perché, secondo la loro versione, il Comune impedirebbe loro di «trasferirsi in quella proprietà messa a disposizione dalla Provincia di Milano in viale Piceno». Alloggi che sarebbe «già pronti»: «Dalla Provincia ci è stato detto che in viale Piceno è tutto pronto, che lì ci possono ospitare. E, quindi, è il Comune che non ci vuol far traslocare da viale Ortles, dove subiamo tra l’altro imposizioni razziste». Versione dei fatti raccontata da Imam, portavoce del gruppo sudanese, che «a nome di tutti i fratelli» quindi promette «l’occupazione ad oltranza» contro l’amministrazione di Palazzo Marino. Peccato che «la realtà dei fatti sia ben diversa», osserva l’assessore comunale ai Servizi sociali Tiziana Maiolo: «La relazione degli uffici tecnici del Comune sullo stabile di viale Piceno evidenzia la necessità di compiere ancora qualche messa in sicurezza. E la delibera relativa all’occupazione della struttura dell’amministrazione provinciale anziché essere presentata nella giunta di ieri è slittata a lunedì. Davvero non capisco dunque perché questa ennesima protesta, anzi mi lascia indifferente».
Chiaro a tutti che si tratta di una «manifestazione politica», di una nuova forma di contestazione che non ha nessun contenuto umanitario: «Io faccio il mio lavoro, offro nei limiti e nelle possibilità assistenza a chi la chiede e a chi ne ha bisogno. Davanti a quest’ennesima protesta, be’ non posso che osservarla con indifferenza, con distacco e garantire che nella struttura di viale Piceno, quando sarà pronta, qualcuno ci andrà ma non è detto, attenzione, che siano quelli che ora manifestano».

Parole pesate col bilancino dall’assessore Maiolo che, a margine, annota come attorno agli immigrati sudanesi spuntino via via persone che «non condividono con loro la vita quotidiana in viale Ortles: è il caso del portavoce che, secondo quanto risulta alla polizia, non è costretto a vivere nella struttura del Comune bensì in una confortevole abitazione». Denuncia finale che la dice lunga sul valore della protesta di chi con uno striscione reclama «dignità».

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