Roma - La Corte di Cassazione «smonta» le denunce che sono alla base delle indagini sui presunti abusi sessuali perpetrati sui bambini della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio, alle porte di Roma. Nelle motivazioni della sentenza 37147 con cui la Suprema corte, il 18 settembre scorso, ha rigettato il ricorso del pm Luca Mansi avverso la scarcerazione delle maestre e degli altri due indagati, motivazioni depositate ieri, i giudici del Palazzaccio di fatto consigliano agli inquirenti che si occupano della vicenda di guardare altrove rispetto all’ambito scolastico finora sotto accusa. «Allo stato delle investigazioni - si legge nel dispositivo - è consentito rilevare che, se vi sono state violenze sessuali (ipotesi non scartata dal Tribunale) esse sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce». Che cosa significa? È presto detto: «I sintomi di disagio si sono manifestati non durante l’anno scolastico, ma in epoca successiva». Quindi, contrariamente «a quanto avviene normalmente per il danno post-traumatico» sarebbero conseguenza non delle presunte violenze ma delle denunce. Sarebbero stati i genitori a fare «una lettura retroattiva di comportamenti già ritenuti nell’alveo della normalità».
Tutti motivi per cui la Cassazione ritiene che il Tribunale del riesame, che il 10 maggio scarcerò i cinque indagati (le maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima Gianfranco Scancarello e il benzinaio cingalese Kelum De Silva) abbia fatto bene a ipotizzare che «il malessere dei bambini sia derivato, se non totalmente, almeno in parte dagli effetti della cosiddetta «vittimizzazione secondaria», cioè dello stress cui sono stati sottoposti a causa delle reiterate e disturbanti interviste e visite mediche e dallo stato di ansia dei loro genitori che si è riverberato sulla serenità della famiglia e ha inciso sul senso di sicurezza dei bambini». Un sospetto supportato anche dal fatto che a fronte di presunte «violenze fisiche invasive» ci siano soltanto due certificati medici tutt’altro che sicuri.
Il dispositivo della Cassazione va avanti parlando di «contagio dichiarativo», di «atteggiamenti prevaricatori» esibiti dai genitori nelle videoregistrazioni delle testimonianze per operare «una forte opera di induzione e di suggerimento nelle risposte». Attenzione, però: la Cassazione non sembra mettere in discussione la buona fede degli adulti. Essi avrebbero agito così solo per «tutelare al meglio e proteggere i loro bambini e altri bambini dal pericolo di reati gravissimi che possono determinare danni irreversibili al loro futuro, equilibrato sviluppo».
E ora? Non c’è dubbio che l’inchiesta sulla cosiddetta «scuola degli orrori» esca stravolta dalla sentenza dei giudici di piazza Cavour. «La Cassazione ha dato una grossa botta e una smentita totale all’impianto accusatorio sul quale poggia l’inchiesta di Rignano Flaminio», dice Franco Coppi, difensore della coppia Scancarello-Del Meglio. La controparte, l’avvocato Carlo Taormina, difensore di parte civile, è invece sconcertato: «È ben strano - sottolinea - che la Cassazione entri nel merito, violando la legge pesantemente, trasformandosi persino in un investigatore fino a indagare i percorsi che dovrebbero interessare l’indagine». Taormina contesta tutto della sentenza: le affermazioni in base alle quali gli autori degli abusi vadano cercati fuori dall’ambiente scolastico, le accuse di condizionamento sui figli ai genitori, i «vecchi criteri interpretativi delle prove» su cui è basata la sentenza, che il legale definisce «superata».
Un altro avvocato di parte civile, Franco Merlino contesta la manipolazione delle piccole presunte vittime: «Gli incidenti probatori che sono stati condotti sui bimbi successivamente alla decisione della Cassazione confermano la trama accusatoria seguita dal pubblico ministero ed escludono categoricamente che i minori siano stati fatti oggetto di induzione e suggestione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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