Rignano, liberi gli arrestati "Maestre: picchiate in cella"

Scarcerati cinque dei sei arrestati: Il legale: "Mancano gravi indizi di colpevolezza". Mastella manda gli ispettori. La rabbia della maestra Malagotti: "Trasformata nel mostro dal mattino alla sera". Il marito della maestra Pucci: "Malmenate a Rebibbia"

Rignano, liberi gli arrestati 
"Maestre: picchiate in cella"

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica
Come un’ondata su un castello di sabbia, la decisione del Riesame passa sopra l’inchiesta sulla pedofilia a Rignano Flaminio. Dissolvendola, riportandola praticamente a zero, con l’ombra di un’imminente ispezione ministeriale che si allunga minacciosa sulla procura di Tivoli.

Cancellata l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Tivoli Elvira Tamburelli, cinque dei sei arrestati (per la sesta, la bidella della materna «Olga Rovere», l’udienza è fissata martedì prossimo) tornano liberi senza alcun obbligo. Nessuno di loro doveva finire dietro le sbarre. Non c’erano prove sufficienti, secondo le difese non ce n’erano affatto, per sbattere in galera sei incensurati con un’accusa pesante quanto infamante. Esultano i legali degli indagati: evidentemente gli «indizi» erano più fragili che gravi. Anche se bisognerà attendere le motivazioni della decisione, già ieri Giosuè Naso, avvocato della maestra Silvana Magalotti, ha rivelato di aver appreso quali sarebbero i motivi alla base dell’accoglimento del ricorso dei legali: «La scarcerazione degli indagati è dovuta alla insussistenza dei gravi indizi di reato. Il provvedimento ci dà ragione su tutta la linea. L’inchiesta è smontata, finita».

Di certo non sono bastate ai giudici romani quelle quasi due ore di requisitoria con le quali il pm di Tivoli Marco Mansi, due giorni fa, aveva tentato di convincerli che, solo con il materiale già agli atti, ce n’era abbastanza per chiedere un rinvio a giudizio. Ma non abbastanza, a giudicare dalla decisione del collegio del Riesame, presieduto da Bruno Scicchitano, per ritenere sussistenti le esigenze di custodia cautelare.

Così ora la palla, sgonfia però, torna alla procura di Tivoli. Che dovrà rifondare l’indagine, sempre che non sia troppo tardi. Anche perché è vero, come sostengono gli avvocati dei genitori dei bambini, che i bimbi hanno una «sindrome post-traumatica» e dunque potrebbero aver subito abusi ed è compito della magistratura individuare i responsabili. Ed è vero che l’inchiesta prosegue. Ma la possibilità di arrivare all’accertamento della verità, e all’individuazione degli eventuali responsabili degli abusi, è probabilmente stata già compromessa dagli errori. Commessi in tutte le fasi dell’indagine: dalle modalità con cui sono state raccolte le «testimonianze» dei bambini (racconti peraltro ormai difficilmente ripetibili in maniera genuina) prima dai genitori e poi dalla psicologa-investigatrice, al nulla ritrovato dagli uomini del Ris nel corso delle perquisizioni, sia all’asilo che nelle case degli indagati, lo scorso 12 ottobre. Non arrivano riscontri ai racconti agghiaccianti dei piccoli dalle testimonianze dei pediatri che li avevano in cura. L’accusa ha ipotizzato una produzione di materiale pedopornografico ma dai pc sequestrati non si è scoperto nulla.

Annullare l’ordinanza, soprattutto se il Riesame è entrato come sembra nel merito, significa stigmatizzare anche l’impostazione accusatoria nel suo complesso, disassemblare la ricostruzione terrificante quanto incredibile delle presunte molestie, con l’escalation - nei racconti de relato dei piccoli - dai «semplici» giochi erotici alle torture di sapore satanista. E il crollo del teorema della procura di Tivoli fa molto rumore perché molto era il clamore che avevano sollevato i sei arresti. Inevitabile che tanti vogliano vederci chiaro. Non sembra casuale, in quest’ottica, l’immediata reazione di via Arenula, da dove il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, «ha chiesto di essere messo al corrente di ogni elemento utile per una valutazione di quanto è accaduto» e a incaricato gli ispettori di acquisire copia dell’ordinanza del Riesame.

E l’Ecpat, l’associazione mondiale che ha promosso la legge contro il turismo sessuale, sintetizza bene lo stato dell’arte: «Vicende come Rignano non fanno che gettare fumo negli occhi, spostando l’attenzione da dove dovrebbe essere correttamente indirizzata».

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