Il rigore a porta vuota che il Pdl non tira

Il rigore a porta vuota che il Pdl non tira

(...) Persino quando prendono le stesse decisioni, classificate «disastrose» o «geniali» a seconda di chi le firma. Ribadisco, addirittura quando sono identiche.
Quindi - insieme agli amici di sempre Marco Melgrati, stavolta nelle vesti di padrone di casa, Matteo Rosso e Gianni Plinio - inizieremo questo giro della Liguria, che si concluderà a Genova con una grande manifestazione per raccontare a tutti la verità sul governo Monti. E, visto che non sono in moltissimi a farlo, sui giornali e nelle televisioni, lo faremo noi, con stile, misura e oggettività. Senza dimenticare anche le cose positive del governo, come la lotta all’evasione.
Ma, ovviamente, anche se partiamo da Alassio, non dimenticheremo Genova e le elezioni di primavera. Partendo da una premessa indispensabile: ci interessa davvero poco il congresso del Pdl. Basta girare per strada ed uscire dalle stanze della politica per capire che non è un tema particolarmente sentito. La politica, quella vera, è fatta di sudore, lacrime e sangue. Non di tessere.
Ma, detto questo, mi fa enormemente piacere il fatto che le liti si siano appianate e che si vada verso congressi unitari con un vecchio leone come Gianni Barci e un giovane pulito come Antonio Oppicelli come coordinatore e vice-coordinatore cittadino. Tutto è bene quel che finisce bene.
Quello che, invece, a differenza del congresso, mi interessa moltissimo è riaffermare l’importanza di avere subito un nome (buono) come candidato del centrodestra a sindaco. Anche perché, stavolta, si può davvero giocare la partita, puntando sul ballottaggio. E trovo surreali alcune dichiarazioni apparse nei giorni scorsi sul Secolo XIX, secondo cui «rinviare il congresso sarebbe stato un danno d’immagine gravissimo».
Si tratta di dichiarazioni anonime. E, del resto, non avrebbe potuto essere diversamente. Uno che ci mette il nome, tutto può dichiarare tranne che «rinviare il congresso sarebbe un danno d’immagine gravissimo». Ma scherziamo? Ma di che parliamo? L’unico vero danno d’immagine è che il centrodestra discuta di queste cose anziché lottare pancia a terra per strappare Genova alla sinistra.
Diverso è il caso di chi, come Gigi Grillo, ci ha messo la faccia - cosa di cui lo ringrazio pubblicamente - e ha spiegato l’importanza di celebrare i congressi almeno contestualmente, se non dopo, l’indicazione del candidato. Magari puntando su un esponente della società civile. Ecco, messa così, ci stiamo anche noi.
Così come ho apprezzato moltissimo la calda e simpatica telefonata di Sandro Biasotti, uno che sui congressi ha puntato tanto, ma che mi ha assicurato che presto avremo il candidato, «e sarà un buon candidato». Gli credo.
Non cercare un sindaco così e lasciare spazio alla sinistra o a Musso, sarebbe un crimine nei confronti del popolo del centrodestra. Che, grazie all’ignavia del centrosinistra e al forte appeal delle liste terzopoliste del movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, ha la grande possibilità di andare al ballottaggio e di giocarsi tutto al secondo turno. E magari pure di spuntarla.
Altrimenti, se non si capisce questo, è perfetta la metafora per raccontare quel che rischia di succedere usata giorni fa da un caro amico pidiellino: «È come se fossimo davanti alla porta, pronti a battere il rigore decisivo per vincere, assegnato all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero.

Ma, anziché tirare, ci mettiamo a litigare su chi deve andare sul dischetto, prendendoci a botte. Nel frattempo, come da regolamento, l’arbitro fischia la fine e gli avversari vincono la partita senza che noi abbiamo battuto il rigore». Ecco, così.

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