«Rimandati al liceo? Alle medie non studiano»

«Il discorso è che i ragazzi non studiano abbastanza. E poi fanno molta a fatica a concentrarsi, molte volte all’origine di un comportamento indisciplinato c’è proprio un deficit di attenzione». Michele d’Elia, dirigente scolastico del liceo scientifico statale Vittorio Veneto sottoporrà al collegio docenti i corsi di recupero che partiranno tra pochi giorni.
Quanti sono professor D’Elia gli studenti con insufficienze?
«Frequenteranno i corsi di recupero 258 studenti delle classi prime, 241 delle seconde, 197 delle terze, 169 delle quarte e 129 delle quinte».
Quali sono le materie in cui gli studenti vanno peggio?
«Matematica e latino, materie di indirizzo. Il dato è costante da alcuni anni»
Non è un controsenso, secondo lei, che gli studenti abbiano l’insufficienza proprio nella materia di indirizzo?
«Bè, intanto non sono preparati a sufficienza alle medie. Molti ragazzi, poi, arrivano dalla scuole secondarie pensando di studiare una materia facile, ma la matematica delle superiori non ha nulla a che vedere con quella delle medie».
Secondo lei gli studenti sbagliano a scegliere la scuola?
«In molti casi sì».
Di chi è la responsabilità?

«In parte dei genitori che si compiacciono di avere un figlio che studia al liceo scientifico. Alcuni ragazzi e le loro famiglie si accorgono cammin facendo, infatti, che questo tipo di scuola non è adatta a loro».
In quanti si sono ritirati?
«Dall’inizio dell’anno in 30, numero che comprende, però, anche chi credeva che esistessero ancora le preiscrizioni. Posso dire che l’anno scorso gli allievi che hanno mollato sono stati 48 in tutto. Ci sono anche parecchi che sono arrivati a metà anno. Certo - ma questa è una considerazione generale - gli studenti non studiano abbastanza».


Come fa a dirlo?
«Dall’indagine che la commissione ha organizzato negli scorsi anni - abbiamo distribuito un questionario in cui gli allievi in forma anonima dichiaravano giorno per giorno quante ore dedicavano allo studio - emerge che i ragazzi studiano in media due ore al giorno, quando bisognerebbe dedicare almeno il doppio».
Le conseguenze?
«I professori hanno dovuto adattare il loro metodo di insegnamento alla scarsa capacità di concentrazione degli studenti. Ma l’unico rimedio è la disciplina a casa».

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