Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera ed esperto di previdenza, se i calcoli sono giusti, a fronte di pochi anni di lavoro in più quando i 30enni di oggi andranno in pensione potrebbero prendere anche 400 euro in più di pensione. Come mai?
«Sicuramente. Il montante contributivo sarebbe più pingue e il moltiplicatore dei coefficienti di trasformazione più elevato».
Sarebbe comunque stato meglio tenere lo scalone (il meccanismo che avrebbe alzato subito letà della pensione)?
«Certamente. Pensi che laverlo trasformato nellattuale meccanismo (scalini+quote) costerà 7,5 miliardi in dieci anni. Ciò, solo per aver rallentato il percorso dellelevazione delletà pensionabile di anzianità che arriverà ugualmente a regime nel 2013, come prevedeva la stessa riforma Maroni. Insomma, lelevazione delletà pensionabile effettiva è la sola medicina che può curare le ricadute dellinvecchiamento e della denatalità sui sistemi pensionistici. Solo la Cgil finge di non capire».
Lemendamento quindi è un rimedio ai danni di Prodi...
«Non si recuperano tutte le risorse perse, ma la legge si muove su una strada che è quella seguita in tutto il mondo e che Prodi aveva messo in discussione».
Come mai, a normativa vigente, il tasso di sostituzione per le nuove generazioni è cosi basso?
«Perché il sistema contributivo toglie di mezzo la rendita di posizione di quello retributivo, tesa a conservare ai pensionati un reddito equipollente a quello maturato alla fine dellattività lavorativa, nel presupposto, valido solo per i lavoratori delle vecchie generazioni, che in quella fase della vita si raggiunga il reddito più elevato».
Un sistema che però ha danneggiato chi è venuto dopo...
«In verità, il calcolo contributivo di per sé non produce i guasti di cui viene accusato. Le proiezioni dimostrano, sulla carta, che lavorando più a lungo, il tasso di sostituzione non diminuisce eccessivamente. Il problema dei giovani è il riflesso del lavoro sulla pensione. Se i redditi sono bassi e le carriere discontinue anche il montante contributivo (ovvero il capitale accreditato che moltiplicato per i coefficienti di trasformazione dà luogo al trattamento) sarà inadeguato e quindi la pensione sarà di importo modesto. Il livello della pensione ce lo costruiamo lavorando».
La previdenza complementare riuscirà a compensare le pensioni future che saranno comunque più basse?
«Gli utenti della previdenza complementare sono cinque milioni. Tanti ma non sufficienti. La strada da seguire è unaltra».
Quale?
«Lho proposta in un progetto di legge a mia prima firma. Si tratta di istituire a favore dei nuovi occupati (dipendenti, indipendenti e parasubordinati) una pensione di base finanziata dalla fiscalità in una logica solidaristica. Su di essa continuerà ad operare un sistema obbligatorio a base contributiva con unaliquota unica e più bassa dellattuale (il 24% anziché il 33%) uguale per tutte le tipologie di lavoratori. Così si ridurrebbe il costo del lavoro e si unificherebbe il mercato del lavoro sul piano previdenziale, mentre oggi le differenti aliquote sono la causa dei tanti divari».
Lemendamento del governo sulle pensioni delle dipendenti pubbliche somiglia al suo?
«Nel mio erano previste maggiori tutele per le lavoratrici della pubblica amministrazione.
AnS