A vevano vent'anni, lui amava dire di «essere figlio dell'America di periferia», lei della ventosa Chicago: si conobbero a New York negli anni Settanta. Erano magri e curiosi. Si amarono per un po', per sempre rimasero amici. Lei sarebbe diventata la poetessa maledetta del rock, lui il fotografo più discusso di sempre. Lei ha raccontato tutto questo nel suo ultimo libro, «Just kids», solamente ragazzi, da poco uscito in America. Lui è morto nell' '89, stroncato dall'Aids. Lei è Patti Smith, lui Robert Mapplethorpe e ora una mostra ci racconta di quei formidabili anni in cui a New York nasceva un nuovo modo di pensare l'arte moderna, la musica, la fotografia, la poesia. Con Patti e Robert c'erano Andy Warhol, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Allen Ginsberg.
Lugano omaggia la fotografia in bianco e nero di Mapplethorpe in una mostra che rifugge dai luoghi comuni che solitamente lo riguardano: il fotografo omosessuale, immerso nella cultura underground anni Settanta e Ottanta, il cultore dalle pose pornografiche, l'artista dell'eccesso. Se questa mostra ci racconta altro - e in particolare quanto profonda fosse la sua cultura e l'amore, quasi l'ossessione, per l'arte classica e rinascimentale - il merito è dell'amica e musa Patti Smith, che nella capitale del Canton Ticino si esibirà anche in un concerto a lui dedicato (mercoledì al Palazzo dei Congressi di Lugano). «A Robert non interessava l'immagine in sé: il nudo, il ritratto o il fiore. Interessava la bellezza», racconta la cantante, che non ha mai smesso di ricordare il talento del suo amico. E partendo proprio da questa suggestione la Robert Mapplethorpe Foundation (che cura il corpus delle opere del fotografo e raccoglie fondi per la ricerca all'Aids e la promozione della fotografia nei musei) ha stretto un accordo solo apparentemente insolito con la Galleria dell'Accademia di Firenze: le foto dell'arista americano avrebbero dialogato con i giganti del passato cui lui dichiarava di ispirarsi. Nasce così "La perfezione nella forma" (fino al 13 giugno, www.mda.lugano.ch), mostra curata da Bruno Corà, Franca Falletti e Jonathan Nelson al Museo d'arte di Lugano: novanta scatti di Mapplethorpe si confrontano con opere di artisti rinascimentali quali gli schizzi dei Prigioni di Michelangelo e la sua scultura "Modello di un dio fluviale" o la grande tela "Venere e Amore" del Pontormo. Dettagli del David proiettati a fianco delle foto di Mapplethorpe evidenziano quanto la lezione michelangiolesca fosse ben presente nella mente dell'artista: "Cerco di catturare quello che mi appare scultoreo", diceva il fotografo, ed ecco che i suoi nudi maschili o il corpo modellato della culturista Lisa Lyon non paiono soggetti erotici, ma un inno all'armonia. Gli amici più intimi, e Patti Smith su tutti, ricordano quando Mapplethorpe fosse affascinato, quasi ossessionato dalle forme rinascimentali: le foto dell'artista americano accostate alle opere dei maestri del Rinascimento (tre sculture di Michelangelo, un'opera di Gianbologna e una di Pontormo) ci ricordano, come sostiene Franca Falletti, direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze, che "dell'arte antica e di quella contemporanea si sono per troppo tempo sottolineate solo le fratture e non le affinità". In mostra anche altre opere significative di amici di Mapplethorpe, come "Sedia elettrica" di Andy Warhol e la "Venere restaurata" di Man Ray, a ribadire che anche nel periodo dell'underground, della dissacrazione, della ricerca dell'eccesso l'arte non ha mai smesso di cercare "la perfezione nella forma", come era solito dire Mapplethorpe. L'artista che fece scandalizzare i benpensanti per i suoi scatti osé, in realtà inseguiva, novello Michelangelo, la misura, la perfezione, l'armonia. Lo fece nei ritratti (come quello celeberrimo all'amica Patti, in copertina nell'album "Horses" del '75), negli scatti ai nudi maschili e femminili e nelle nature morte con primi piani di fiori.
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