La rinvincita di Bernard Tapie L’ex magnate incassa e riparte

da Parigi

È stato ex di tante cose. Anzi, di quasi tutto: ex presidente dell’Olympique Marsiglia, ex padrone dell’Adidas, ex ministro per le Aree urbane nel governo Bérégovoy, ex deputato europeo, ex pupillo di Mitterrand, ex patron del ciclista Hinault, ex bancarottiere nei rampanti Anni ’80. Anche ex galeotto: matricola 265449G, due anni di galera senza condizionale per corruzione e bancarotta (otto mesi in cella d’isolamento). Una biografia da perdente per Bernard Tapie, 62 anni, che però venerdì scorso, almeno in tribunale, ha vinto. Infatti, dopo nove anni di braccio di ferro, la terza sezione civile della Corte d’appello di Parigi gli ha dato ragione nella sua battaglia contro il Crédit Lyonnais e il «Consorzio di realizzazione» (Cdr), l’organismo pubblico che ha assunto l’eredità (e la gestione) della banca. Motivo del contendere, la cessione - agevolata dal Lyonnais - di Adidas nel 1994, società di abbigliamento sportivo acquistata da Tapie un po’ incautamente quattro anni prima.
I giudici hanno condannato gli istituti bancari, ma a pagare sarà solamente lo Stato, a versare a Tapie 135 milioni di euro. Lui, a dire il vero, di milioni ne aveva chiesti 990, ma la somma servirà comunque a evitare il fallimento personale dell’ex magnate riciclatosi come attore (poliziotto in una fiction-tv, talk-show, il film di Lelouche Uomini e donne: istruzioni per l'uso, interprete teatrale con Qualcuno volò sul nido del cuculo).
Si mette così fine a una travagliata vicenda iniziata nel 1990 con l’acquisto della tedesca Adidas per un miliardo e mezzo di franchi francesi, presi in prestito da Tapie quando era un esperto famoso di salvataggio delle aziende in fallimento. Solo due anni dopo, l’imprenditore non era però già più in grado di pagare gli interessi del suo prestito. Chiede allora al Crédit Lyonnais di vendere Adidas e la banca gliela compra per fare un favore a Tapie e toglierlo dalle difficoltà. Nel febbraio 1993 il Lyonnais vende Adidas a Robert Louis-Dreyfus, un amico di Bernard Tapie che l’anno successivo fallisce. E nove anni fa è partita la battaglia legale di Tapie che imputava al Crédit Lyonnais, cui lui aveva conferito il mandato di vendita di Adidas, di aver nascosto il plusvalore dell’azienda di abbigliamento che sarebbe stata realmente ceduta a Louis-Dreyfus a 4,4 miliardi di franchi, contro i due «dichiarati» a Tapie.

Un valore che addirittura si moltiplica quando l’anno successivo (1995) la società viene quotata in Borsa e capitalizza 11 miliardi di franchi.
Ora la giustizia ha dato finalmente ragione a Bernard Tapie, aprendogli nuovi orizzonti.

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